I dipendenti provinciali a Roma per protestare

Preoccupa il taglio di 126 lavoratori inserito dal governo nella legge di stabilità Oggi in Provincia prevista un’assemblea propedeutica allo stato di agitazione
Di Valentina Voi

BELLUNO. Palazzo Piloni è in fibrillazione per il taglio dei dipendenti previsto dalla legge di stabilità. Un’ipotesi - molto concreta - che preoccupa i lavoratori e che ieri ha portato una delegazione di 12 persone a Roma per la manifestazione indetta dai sindacati della funzione pubblica. Oggi i dipendenti di palazzo Piloni saranno in assemblea, un’azione propedeutica allo stato di agitazione. E nel frattempo i sindacati nazionali annunciano un’occupazione delle sedi provinciali per venerdì.

«La situazione è drammatica» spiega Fabio Zuglian, rappresentante Cisl per la funzione pubblica a Belluno, «queste manovre sono finalizzate solo alla campagna elettorale. L’ente provinciale doveva avere un ruolo chiave nella riorganizzazione degli enti pubblici mettendo a frutto le competenze dei lavoratori della Provincia. Invece ci saranno solo tagli orizzontali che metteranno in crisi i servizi essenziali».

La pietra tombale sul futuro delle province è contenuta in un emendamento alla legge di stabilità 2015 in cui si chiede alle Province di dimezzare il loro personale, destinato ad essere ricollocato in Comuni, Regioni o altri enti pubblici. Una richiesta alla quale il governo accompagnerebbe un budget di due milioni per il 2015 e tre milioni per il 2016. Lo spartiacque è la legge Delrio, datata 7 aprile 2014. Stando a queste ipotesi nel Bellunese andrebbero ricollocati 126 dipendenti. Sempre la legge Delrio riconosceva alla Provincia di Belluno, interamente montana, competenze specifiche. Ma questo non basta a salvarla dalla scure dei tagli. A Belluno sono già iniziati: i dipendenti degli Iat, gli uffici turistici provinciali, sono stati messi in mobilità.

La legge di stabilità è in discussione i questi giorni in Senato, in commissione Bilancio. E i dipendenti di palazzo Piloni hanno deciso di non stare con le mani in mano e di scendere in piazza. Ieri a Roma, in piazza delle Cinque Lune, i lavoratori bellunesi erano 12, in rappresentanza di tutte le sigle sindacali, per lo più provenienti dalla polizia provinciale e dagli Iat, i settori più a rischio.

«In piazza c’era molta gente» spiega Bianca Paparella, rappresentante sindacale della Cisl, «molti dal Veneto. Abbiamo saputo della manifestazione solo venerdì ma c’è chi si è preso ferie pur di esserci». Il clima, però, non era di festa. «Siamo demoralizzati» continua l’rsu, «nelle altre Province non c’erano ancora stati provvedimenti mentre da noi sono partite le lettere di mobilità per gli Iat». I rappresentanti sindacali veneti hanno incontrato le senatrici Laura Puppato e Rosanna Filippin che hanno dato rassicurazioni sul futuro dell’ente. Ma la riunione a livello nazionale con il sottosegretari Gianclaudio Bressa e Angelo Rughetti ha avuto esito diverso. «Insopportabile atteggiamento indisponente» è stato il commento di Rossana Dettori, Giovanni Faverin e Giovanni Torluccio, segretari generali di Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Fpl, che annunciano che venerdì «occuperemo tutte le sedi provinciali per scongiurare questa sciagura, con sit-in davanti alle Regioni affinchè difendano i servizi ai cittadini».

Anche palazzo Piloni si prepara alla lotta. Oggi è in programma un’assemblea propedeutica allo stato di agitazione. «Ci sono alcuni problemi di natura nazionale come il taglio dei dipendenti» spiega Gino Comaccio, della Uil, «altri a livello locale come quelli del settore turistico. Ne parleremo in Prefettura».

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi