«I dirigenti Usl facciano qualcosa»

L’appello di una mamma cadorina per evitare la chiusura dei servizi
Stefano Da Rin Puppel-Perona-Pieve di Cadore-Inaugurazione Nuovo Pronto Soccorso
Stefano Da Rin Puppel-Perona-Pieve di Cadore-Inaugurazione Nuovo Pronto Soccorso
PIEVE DI CADORE. «Spetta ai dirigenti», afferma Barbara Ravagnan, una mamma che da tempo segue da protagonista l’evoluzione del servizio di ginecologia in Cadore, «dare garanzie e incentivi che invoglino e coinvolgano il personale per intraprendere e mantenere il servizio in montagna. Sulle ultime notizie del reparto di ostetricia di Pieve di Cadore», aggiunge, «purtroppo penso che sia stato detto troppo: si continua a dire che la colpa è di chi va a partorire in Trentino o di chi sceglie di farsi seguire a Belluno, ma il problema qui è tutt’altro e non riguarda solo il punto nascite, riguarda tutti i reparti: la pediatria, la cardiologia, l’ortopedia ecc.», prosegue Ravagnan.


«Si tira sempre più in ballo la mancanza di medici, la fuga del personale, ma la realtà è che stanno riducendo all’osso un ospedale essenziale per il Cadore: anziché potenziarlo, migliorarlo per cercare di fare in modo che la gente possa e voglia curarsi a Pieve, lo depotenziano, trasferiscono i pazienti, chiudono i reparti, li aprono part time, non danno servizi e ti costringono a fare centinaia di chilometri per qualcosa che dovrebbero darti e potrebbero darti ad una distanza ragionevole. Praticamente ne incentivano la fuga. Hanno parlato della soglia dei 500 parti, denigrando i medici che lavorano nei piccoli ospedali perché carenti di esperienza, eppure i ginecologi di Pieve erano gli stessi di Belluno, così come i pediatri, quindi mi chiedo: questi professionisti sono adeguati a Belluno e non a Pieve? Quando saranno chiusi tutti i reparti e i piccoli ospedali, i medici che lavoravano lì saranno trasferiti in centri più grossi dove diverranno improvvisamente esperti e adatti ad ogni emergenza? Poi come farà con le emergenze Belluno, che si troverà con un esubero di pazienti e con carenza di personale? Dove saranno trasferite queste emergenze? E se capita un problema di notte che facciamo? Partiamo in ambulanza da Santo Stefano, da Auronzo, da Misurina, da Cortina in un tour de force in ambulanza verso Belluno o Treviso? È inammissibile. L’incertezza del mantenimento dei servizi e quindi dell’impiego, non gioca a favore de mantenimento dei medici».
(v.d.)


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