«I droni mettono a rischio il volo degli elicotteri»
BELLUNO. Dopo l’assalto alle città – da Venezia a Padova, passando per Treviso – la mania dei droni sale sulle Dolomiti e mette a rischio le eliambulanze e gli elicotteri che per lavoro o per turismo attraversano le valli alpine.
«Questi droni, così piccoli, non si vedono – è il grido d’allarme di Markus Kostner, di Elikos e pilota dell’Aiut Alpin di Bolzano –. Solo qualche giorno fa mi ha chiamato un collega mettendomi in guardia da questi “ragni volanti” nel cielo della Val Gardena contro i quali aveva appena rischiato di sbattere. In Svizzera un elicottero del soccorso alpino è atterrato con danni pesanti». Verso le Tre Cime di Lavaredo, ai piedi del Civetta o della Marmolada, si moltiplicano gli appassionati delle riprese fotografiche o video attraverso un drone che si porta semplicemente nello zaino, accanto alla borraccia.
«Arriva improvvisamente l’elicottero del Suem per un soccorso e loro nemmeno si spostano» conferma, preoccupato, Alex Barattin, coordinatore bellunese del soccorso alpino.
È recente, a Venezia, il sequestro di un drone che volava sul Palazzo Ducale e si stava trasferendo verso il campanile. Altro sequestro l’anno scorso. Due anni fa, in piazza San Marco, era precipitato un DJI Phantom 3. Già nel 2014, in centro a Treviso, un drone si era schiantato tra i tavoli di un bar. Ed ecco l’ultima frontiera dello stalking: un 53enne di Saonara, nel Padovano, ha spiato con ben due droni la donna che amava, evidentemente non ricambiato. A Ferragosto, il sindaco di Santa Lucia di Piave, Riccardo Szumski ha riversato su Fb il suo disagio per un drone che lo sorvolava mentre nel giardino di casa cucinava una grigliata.
Venezia è diventata no-fly zone, salvo che in alcuni casi eccezionali (riprese Rai e Mediaset): centellinate le autorizzazioni di Prefettura, Comune ed Anac. A Treviso e a Padova i centri storici sono iper-protetti; è consentito l’uso degli apparecchi sotto i 300 grammi, ma solo per altezze inferiori ai 150 metri e, comunque, in aree libere e dove è garantita la privacy.
In quota, invece, le riprese col drone fanno tendenza. «Sono sempre più numerosi i turisti, piccoli e grandi, che arrivano da ogni parte del mondo, portandosi dietro le loro apparecchiature – spiega Kostner – per rifare i video delle più belle pareti dolomitiche che a casa hanno visto in google. Salgono ai piedi di queste pareti e lanciano il drone, fino anche a 2 mila metri d’altezza. Lo lasciano volteggiare anche quando vedono l’elicottero. Loro ci vedono, noi no, per cui ci imbattiamo in loro all’improvviso ed è pericoloso».
Barattin ricorda che ci sono giorni, come questi, in cui le operazioni di soccorso oscillano tra le 250 e le 300; numerose richiedono l’intervento dell’eliambulanza. Il pericolo, dunque, è costante.
«Lo è anche per gli alpinisti che hanno bisogno di concentrazione per salire sulle pareti più difficili, che sono anche le più belle da riprendere. In pericolo anche gli appassionati del volo a vela». «Chi ha il patentino o il brevetto, raramente ci mette in difficoltà, ma il 90% dei “dronisti”– conclude l’elicotterista di Elikos – improvvisa le uscite e non chiede autorizzazioni». —
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