«I farmaci non si possono avere»
VALLE DI CADORE. Farmaci scaduti in studio. Confezioni prelevate dall’ospedale di Pieve di Cadore, per un valore di 48 euro, che sono costate un processo per peculato all’anestesista Maruska Perazzolo. La donna si è presentata ieri mattina davanti al collegio formato dai giudici Coniglio, Feletto e Cittolin e al pubblico ministero Gallego, assistita dall’avvocato Deiana del foro di Venezia.
Era molto attesa la deposizione del primario del Suem 118, Giovanni Cipolotti che alla precedente udienza non si era presentato e non aveva allegato la documentazione necessaria a giustificare la sua assenza. Ieri ha spiegato, tra le altre cose, che le medicine non si possono certo portare via dalla farmacia dell’ospedale senza commettere un reato, che è appunto quello contestato dalla procura. Ascoltata anche una paziente, che è stata ospite nello studio privato di Venas di Cadore, dove la donna esercitava anche la libera professione, in regime di extra moenia e dove si facevano agopuntura e mesoterapia.
La paziente non ha chiarito granché, nel senso che si accomodava, affidandosi con fiducia al medico. Non è che si sia preoccupata di fare particolari verifiche sul tipo di farmaci che c’erano in quella sorta di ambulatorio. I testimoni sono finiti e il collegio ha rinviato l’udienza a mezzogiorno del 30 maggio per la discussione finale e la sentenza di primo grado. Ricapitolando la vicenda, nel 2014 le Fiamme gialle di Cortina, durante un controllo di natura tributaria, scoprirono uno studio nella casa della dottoressa, che definirono abusivo: il medico aveva un ambulatorio in via Ria de Zeto a Cortina, che però usava di rado. La prima a raccontare tutto in aula era stata l’infermiera coordinatrice di Chirurgia e Terapia intensiva, inizialmente coindagata, ma poi la sua posizione è stata archiviata. Aveva spiegato che, oltre a ordinare i farmaci, controllava quelli scaduti, che venivano messi all’interno di scatoloni che poi venivano smaltiti.
Sono stati trovati acqua ossigenata, Buscopan, Feritene, Toradol, Muscoril, Voltaren e altri medicinali. Per questo, ecco l’accusa di peculato e una serie di violazioni alle leggi sanitarie. Quanto al maresciallo dei carabinieri del Nucleo antisofisticazione, Fabio Titta, che ha analizzato tutte le confezioni di farmaci (circa 200) rinvenuti a Venas: «La maggior parte proveniva dalla Usl, ma il valore commerciale era di 48 euro».
Gigi Sosso
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