I Fassa verso l’abbreviato per la mazzetta sulla cava
Due dei cinque indagati per la presunta tangente hanno scelto il rito alternativo Sarà sentito un perito. Gli altri sceglieranno cosa fare nell’udienza di ottobre
ALPAGO. La procura contesta una mazzetta da 10 mila euro. Gli imprenditori trevigiani Fabrizio e Paolo Fassa, rispettivamente dirigente e legale rappresentante della Fassa di Spresiano hanno scelto il rito abbreviato, per difendersi dall’accusa di truffa aggravata, corruzione in concorso e falso. Secondo la tesi dell’accusa, i soldi servivano a convincere la commissione tecnica, che aveva il compito di fissare i prezzi all’ingrosso, ad abbassare quelli di alcuni prodotti dell’industria estrattiva: calcare, pietrisco per sottofondi e materiali di cava e fiumi. I due sono difesi dall’avvocato coneglianese Carlo Broli: Paolo Fassa aveva un legittimo impedimento e il gup Sgubbi ha rinviato al 5 ottobre. Sarà ascoltato anche il perito milanese Savoca, sui valori stabiliti dalla Camera di Commercio.
Le indagini erano state portate avanti dalla Guardia di finanza su delega dell’allora procuratore Francesco Saverio Pavone e hanno interessato anche Ezio De Pra, presidente del Consorzio Farra Sviluppo e socio della Fratelli De Pra di Ponte nelle Alpi, e Alberto Nadalet e Antonella Losso, due dipendenti di Confindustria, oltre che componenti del Tavolo tecnico della Camera di Commercio relativo alle tabelle su “Tendenze di mercato dei prezzi all’ingrosso in provincia di Belluno”. Questi due devono rispondere di corruzione in concorso e falso. Il difensore dei tre è Maurizio Paniz, che farà sapere la propria strategia a ottobre.
Le indagini erano partite da una soffiata alla Finanza, poi un ruolo importante è stato svolto da Maurizio Grigolin, della Fornaci Calce Grigolin di Susegana, che è uscito dall’inchiesta, facendosi interrogare e collaborando: suo il filmato che documenta il passaggio di una busta con dei soldi. Il resto l’hanno fatto le intercettazioni.
Secondo la ricostruzione della procura, Nadalet e Losso avevano data per avvenuta un’indagine sulle tendenze di mercato per i prezzi all’ingrosso dei “calcari per industria” (calce e intonaci), che in realtà non era mai stata svolta, ricevendo in cambio i 10 mila euro da parte di De Pra, in concorso con i Fassa. Questi dati del Tavolo tecnico, adeguatamente falsati, avrebbero fatto sbagliare la valutazione della Commissione di arbitraggio, che aveva il compito di fissare i prezzi degli inerti. Questo avrebbe provocato un vantaggio indebito al Consorzio Farra Sviluppo, concessionario dell’escavazione, cioè agli imprenditori, anche in termini di concorrenza sleale. Lo stesso ribasso avrebbe provocato un notevole danno patrimoniale al Comune di Farra: 130 mila euro in cinque anni.
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