I fuochi dell’autonomia sfidano pioggia e nuvole
BELLUNO. I fuochi per l’autonomia sono cominciati con dei lumini accesi davanti a tre striscioni stesi nel lago mezzo vuoto del Centro Cadore. La scena è spettrale, il lago è sotto di metri e metri, il ponte emerge con tutti i suoi piloni liberi dall’acqua. «Basta», «La montagna è vita – la nostra», «Senza servizi la montagna muore» c’è scritto su lenzuoli bianchi. . È l’inizio di una manifestazione che si ripete da diversi anni, organizzata dal Bard per ribadire la richiesta di autonomia per il Bellunese. Cominciati nel 2012 quando ci fu la mobilitazione in difesa della provincia di Belluno, sono proseguiti negli anni aggiungendo temi a quelli già sul tavolo. Quest’anno il Bard ha voluto “illuminare” la questione della minoranza ladina e il futuro assetto del Parlamento alla luce dei tagli dei parlamentari, con il rischio che la provincia di Belluno perde una gran parte o addirittura tutti i propri rappresentanti a Roma.
La proposta del Bard è che la nuova legge elettorale possa garantire un seggio alla Camera e uno al Senato ai bellunesi e altrettanti rappresentanti ai ladini bellunesi. «Quando incontreremo il ministro Boccia parleremo anche di questo», aveva detto nei giorni scorsi il presidente del movimento Andrea Bona.
Andrea Bona, con una delegazione del consiglio direttivo del movimento, era ieri pomeriggio al PalaGeox di Padova per la convention di presentazione del Partito dei Veneti che ha visto il “tutto esaurito”.
«La nascita di questa realtà è il frutto di un percorso obbligato» ha spiegato Bona dal palco patavino, «abbiamo perso due anni, nonostante l’impegno del nostro movimento che è stato decisivo per far raggiungere il doppio quorum ai referendum autonomisti regionale e bellunese. Il nostro movimento si ispira all’SVP: un partito a vocazione maggioritaria, che fa sintesi al suo interno per realizzare proposte che fanno il bene del territorio; dobbiamo guardare al futuro, al destino dei nostri figli, a un partito aperto, a una Regione aperta verso l’Europa e verso il mondo».
Ma la giornata del Bard è vissuta anche e soprattutto nell’attesa dei fuochi per l’autonomia: il brutto tempo e la pioggia hanno costretto i partecipanti ad alcuni cambiamenti in corsa, rinunciando alle vette più alte e ai luoghi più difficilmente raggiungibili, ma la partecipazione è stata comunque alta, grazie anche al sostegno dell’Associazione Bellunesi nel Mondo, come avvenuto negli ultimi anni: «Ringrazio il presidente Oscar De Bona per il suo appoggio all’iniziativa, un sostegno che ha radici già nel referendum di due anni fa», ha detto Bona. «Voglio ringraziare anche tutti coloro che, dalle vette bellunesi alle sponde dei nostri laghi e fiumi, fino a chi ha semplicemente acceso una candela alla finestra della propria abitazione, hanno voluto illuminare la nostra provincia. L’hanno illuminata di speranza e di voglia di continuare a lottare: abbiamo perso due anni ormai dal referendum, ma la strada è segnata, e più i bellunesi saranno compatti più forti saremo nelle battaglie che ancora ci attendono». Poi dalle 20 arrivano le foto dei fuochi. C’è chi è salito sul Col Cavalin sul Serva, chi ha accompagnato il fuoco con degli striscioni, come a Pozzale o a Pieve di Cadore, chi ha acceso un falò vero e proprio e chi solo una fiaccola. Ovunque la bandiera del Bard —
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