I gialloblù non si fermano «Bisogna sistemare il campo»

BELLUNO. Un torneo quadrangolare tra detenuti, forze dell’ordine e dirigenti del Belluno Calcio, da giocarsi sul campetto ricavato nell’area esterna del carcere, ma anche la sistemazione di quello...

BELLUNO. Un torneo quadrangolare tra detenuti, forze dell’ordine e dirigenti del Belluno Calcio, da giocarsi sul campetto ricavato nell’area esterna del carcere, ma anche la sistemazione di quello interno alle mura di Baldenich.

Solo progetti, al momento, ma nel summit ospitato ieri mattina nell’ufficio della direttrice Paolini la disponibilità dell’Ital-Lenti Belluno è già arrivata. «L’aver donato alcuni palloni da calcio ai detenuti», si è affrettato a precisare il presidente della società gialloblù, Gianpiero Perissinotto, «è stato, ci auguriamo, solo un primo passo. La nostra società vuole essere attiva nella comunità e nella città di Belluno e il carcere fa parte di entrambe. E giusto che simili iniziative trovino un seguito».

L’inizio di un percorso che Paolo Polzotto, titolare di Ital-Lenti e main sponsor dei gialloblù, giudica «molto positiva, un’esperienza anche forte, ma che ritengo vada ripetuta, possibilmente avviando una serie di iniziative che possano far crescere lo sport all’interno della popolazione carceraria bellunese».

Tra gli obiettivi, appunto, anche quello di regalare un campetto da calcio «più dignitoso ai detenuti», ha aggiunto il consigliere gialloblù Bruno Longo. «Il terreno di gioco usato oggi dai carcerati ha bisogno di qualche lavoro e, magari con l’aiuto di altri amici del Belluno, crediamo si possa sistemare».

Soddisfatto il prefetto Francesco Esposito: «Un’iniziativa lodevole, che si inserisce in un percorso di solidarietà nei confronti dei detenuti, ma anche di chi in carcere ci lavora. Un momento di attenzione delle istituzioni, a confermare che il carcere serve a rieducare, che non è solo un luogo dove si sconta la pena».

Sulla stessa frequenza si sintonizza il questore Michele Morelli: «In carcere ci sono delle persone e nei loro confronti deve restare una priorità il percorso di reinserimento nella società. Iniziative come questa hanno un’evidente significato sociale, umano, ma anche un concreto ritorno in termini di sicurezza, perchè se un detenuto sta bene è una preoccupazione in meno per tutti». (ma.ce.)

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