I giovani imprenditori bellunesi: apertura e resilienza, il nostro modello d’impresa è vincente
Da Rin Zanco crede nel Bellunese: «Ma ora dobbiamosfruttare le Olimpiadi: sono un’opportunità, non un problema»

«Un nuovo modello d’impresa? È senz’altro quello bellunese. Le nostre sono aziende resilienti, sane, solide, ma anche aperte all’internazionalizzazione. Seppur completando la filiera magari in 20-30 km». La visione è di Marco Da Rin Zanco, ceo di Larin Group e presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Belluno Dolomiti,alla vigilia del Meeting dei Giovani Imprenditori del Nord Est che si svolgrà domani a Cortina.
Il 2023 è iniziato, per l’imprenditoria bellunese, sotto il segno della fiducia. Prosegue con lo stesso spirito?
«Gli ultimi anni ci hanno sempre riservato delle imprevedibilità. Dopo la pandemia, la guerra, la crisi energetica e degli approvvigionamenti, se vogliamo anche la siccità, non ci vengono risparmiate le difficoltà di importanti istituti bancari. Anche in provincia temiamo, ovviamente, l’effetto domino».
Ma le statistiche danno le imprese bellunesi solide e competitive…
«E capaci di crescere ancora. Però dobbiamo tener conto del contesto mondiale. Le nostre industrie, piccole o grandi, perché continuano a essere performanti? Perché si relazionano con i mercati internazionali, pur operando nel chiuso di qualche valle. L’imprenditore bellunese, più di quanto non si creda, è persona aperta, capace di grandi relazioni. Da questo punto di vista, senza voler dare lezioni a nessuno, avremmo qualche suggerimento da dare pure a nostri politici ed amministratori. Il nostro futuro è la resilienza ma coniugata a una sempre maggiore apertura».
Internazionalità ma anche filiere corte?
«Proprio questo è il segreto del nostro successo. È il modello di impresa che vorremmo proporre anche a Cortina. Frequentando da sempre l’estero, abbiamo avuto la capacità di crearci una filiera corta nel nostro territorio, anche a poche decine di chilometri di distanza, e in questo modo siamo diventati un’eccellenza».
Trova che siamo un po’ troppo campanilisti?
«Forse manchiamo di visione. Un problema che solleveremo anche al meeting di Cortina. È un caso quasi unico che le Olimpiadi si ripetano nella stessa città, a Cortina. Probabilmente non ci capiterà più un’altra occasione simile. Oppure chissà quando. Ma sempre che né a Cortina né a Belluno si abbia sufficiente consapevolezza dell’importanza di questo evento».
Troppe contestazioni?
«Talune sono davvero incomprensibili per la loro inconsistenza. È legittima la preoccupazione per l’ambiente, per l’eredita che lasceremo (o non lasceremo) alle future generazioni. Ma bisognerebbe avere un po’ più di visione: immaginare, cioè, il futuro che vogliamo e cominciare a costruirlo da oggi. Invece è tutto un no. È tutto un problema. Non c’è nulla che sembra andar bene. Stiamo parlando di Olimpiadi…».
I Giochi, secondo lei, non stanno offrendo l’opportunità di affrontare altri problemi, magari annosi, che intralciano lo sviluppo della provincia?
«Ecco il punto, non cogliamo le Olimpiadi come un’opportunità, ma come un problema. Ci lamentiamo che siamo catturati dallo spopolamento; che la denatalità non ci lascia scampo; che siamo isolati. Perchè non partiamo dai presupposti positivi per reagire: dalle aziende che competono, crescono, assumono; da una Confindustria che con le imprese sta offrendo opportunità di formazione e di specializzazione che altrove non si trovano; da un creato straordinario, che richiama turisti da ogni parte del mondo. Certo, abbiamo il problema legato alla casa; le infrastrutture sono ancora inadeguate, ma grazie alle Olimpiadi si sta provvedendo. Semmai sollecitiamo chi di competenza a rapidizzare i cantieri. Insomma, basta con la depressione e le lamentele. Lo dico da giovane imprenditore».Francesco Dal Mas
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