I giudici: «La Nis? Male amministrata» Buco di 2,5 milioni
BELLUNO. La Nis è fallita. Il 1° di febbraio il Tribunale di Belluno ha messo la parola fine alla procedura di liquidazione della società che fino alla passata stagione ha gestito gli impianti sciistici del Nevegal.
Appesantita da un debito che sfiora i due milioni e mezzo di euro e con una situazione finanziaria in costante e progressivo peggioramento, la Nis, si legge nella sentenza (depositata in cancelleria l'11 febbraio), non svolge un servizio pubblico e quindi può fallire.
Le parole dei giudici (in camera di consiglio c'erano il presidente Sergio Trentanovi, il giudice Anna Travia e il giudice relatore Marcello Coppari) descrivono la Nis come una società «male amministrata negli anni, sia a livello economico che sotto il profilo contabile», con un quadro di bilancio «dal quale è emerso il progressivo peggioramento delle disponibilità economico-finanziarie, accompagnate dall'aggravarsi delle posizione debitorie contratte coi terzi», impossibilitata, «anche in ragione della mancata adozione negli anni di un adeguato piano industriale e di una corretta gestione contabile ed economica, a far fronte regolarmente e in via ordinaria alle obbligazioni assunte».
Affermazioni che danno il senso di come salvare la Nis fosse un'impresa davvero impossibile. Il debito complessivo è di 2.438.000 euro, e il Comune non avrebbe potuto ripianarlo. Non solo perché non ha le risorse sufficienti, ma soprattutto perché la legge vieta di finanziare società strutturalmente in perdita. Negli anni la Nis ha bruciato risorse per sette-otto milioni di euro, «a fronte di flussi di cassa del tutto insufficienti a far fronte ai debiti accumulati», si legge ancora nella sentenza, che cita le parole di Giuseppe Benini, il liquidatore che il 18 dicembre è stato sentito in udienza dai giudici.
Il debito è la sommatoria di costi «che negli anni sono apparsi eccessivi e fuorimercato», prosegue Benini. Inoltre: «Non vi è possibilità, in via definitiva, di continuare senza ulteriori perdite l'esercizio dell'attività sociale e non vi sono i presupposti industriali per la verifica delle possibilità di procedure alternative al fallimento».
Il Tribunale ha decretato che la Nis poteva fallire, nonostante fosse una società pubblica (era una partecipata del Comune, con Palazzo rosso unico socio), perché di fatto svolgeva un'attività di tipo imprenditoriale. La Nis, infatti, non erogava un servizio pubblico, perché questo è tale se serve per appagare i bisogni essenziali della comunità (salute, educazione, trasporti, ecc). Inoltre la sua attività non si rivolgeva alla collettività, ma a un target ben preciso, quello degli amanti degli sport invernali.
Queste caratteristiche, unite al quadro contabile e di bilancio, hanno portato i giudici a dichiarare fallita la Nuovi impianti sportivi. Ora spetterà al curatore fallimentare (Mario Mantovani) verificare quante risorse ci sono a disposizione per saldare i debiti. Il 24 luglio si svolgerà l'udienza con i creditori che hanno tempo fino a trenta giorni prima di quella data per presentare le loro istanze. Tra questi, oltre alle banche e ai vari fornitori, c'è anche la Sportivamente Belluno, che aveva “prestato” alla Nis 450 mila euro.
«Questa sentenza dimostra che la decisione di mettere in liquidazione la Nis è stata giusta», commenta il sindaco, Jacopo Massaro, sempre attaccato dal suo predecessore Prade su questo punto. «Abbiamo affrontato e risolto nel giro di sette, otto mesi una situazione problematica che si trascinava da anni. Se la Nis non fosse fallita, quei due milioni e mezzo di euro alla fine dell'anno sarebbero diventati tre, perché le sue perdite sono strutturali».
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