I laghi come riserve idriche della pianura
Dal Cadore a Sospirolo fino a Santa Croce: la Regione ordina di tenere pieni gli invasi in vista di eventuali maggiori criticità
BELLUNO. Laghi pieni per scongiurare l’emergenza idrica. Sembra un paradosso, ma per ora secondo le indicazioni regionali, i laghi della provincia di Belluno devono rimanere colmi per garantire un serbatoio in caso di maggiore siccità.
Permane in tutto il Veneto una condizione di deficit idrico generalizzato rispetto ai valori medi stagionali. L’area più a rischio finora resta quella dell’Adige, anche se tutte le altre zone non sono messe molto meglio. A dettare le regole è la Regione Veneto che mercoledì ha emanato un’ordinanza, valida fino al 15 luglio, ma passibile di cambiamenti in corso d’opera a seconda dello stato di salute dei fiumi. Si tratta della terza a partire da aprile che precisa le quantità idriche nei diversi bacini.
Dalla primavera, infatti, per consentire l’accumulo di acqua, il gestore degli invasi idroelettrici bellunesi di San Croce, del Mis, di Pieve di Cadore (Enel) ha provveduto a trattenere integralmente la risorsa idrica ottenuta dalle riduzioni nelle sezioni delle dighe di Bastia, Valle di Cadore e di Pontesei (quest’ultimo è il serbatoio di Pieve di Cadore). Inoltre, nell’alveo del fiume Piave dovrà comunque essere garantita una portata di minimo deflusso vitale di almeno 7 metricubi al secondo. «Non possiamo svuotare i laghi», commenta l’assessore veneto alla montagna, Gianpaolo Bottacin, «perché, in caso di un possibile aggravamento del problema specie nei periodi di più intensa attività irrigua associato ad una mancanza di precipitazioni, dovremo far fronte con il graduale esaurimento della risorsa accumulata nei serbatoi dell’area montana».
La situazione, secondo la Regione, è una delle peggiori degli ultimi anni, «anche in considerazione del fatto che di neve ne è scesa meno quest’anno rispetto allo scorso», prosegue Bottacin. «E quindi le riserve nivali, che sono quelle che garantiscono l’acqua nel periodo estivo, sono esaurite in provincia di Belluno. Per cui non possiamo permetterci di sprecare neanche una goccia. Per questo, il governatore Zaia ha dato ordine anche alle utenze irrigue (cioè gli agricoltori) di ridurre il prelievo di concessione del 12% rispetto a quanto previsto dal decreto stesso di concessione». Discorso diverso per il gestore dell’invaso idroelettrico del Corlo (Green power) che, fino al 15 luglio, potrà anticipare le modalità di regolazione del serbatoio previste dal disciplinare di concessione a partire dal primo luglio. Anche le fontane a getto continuo dovranno restare chiuse. Praticamente non ci dovrà essere spreco. «Il consiglio a tutti è quello di usare l’acqua soltanto per gli scopi necessari, non certo per bagnare giardini o altro», commenta ancora l’assessore veneto. Dovranno essere anche i sindaci ad emettere le ordinanze per evitare sprechi e per tenere chiuse le fontane, e fare in modo che queste ordinanze vengano osservate.
«Sarebbe utile che i Consorzi di bonifica avviassero delle campagne di sensibilizzazione per rendere gli operatori agricoli consapevoli del possibile rischio di aggravamento del problema siccitoso specie nei periodi di più intensa attività irrigua», dice ancora l’ordinanza veneta.
Ma oltre all’emergenza idrica, ce n’è un’altra che si affaccia. ed è quella del maltempo. Per tutta la giornata di oggi, infatti, soprattutto nelle zone montane e pedemontane la Region, in base alle previsioni del Centro Arpav, ha indetto lo stato di preallarme nella zone dell’Alto Piave e di quello pedemontano insieme alla provincia di Belluno. Un allarme che riguarda, però, l’intera regione. Non sono esclusi anche forti piogge, grandinate, raffiche di vento. «Dobbiamo tenere alta l’attenzione sopratutto nelle zone a rischio per queste bombe d’acqua che muovono le colate detritiche. Aree che, però, sono ben controllate nella provincia di Belluno come la frana di Cancia che è sorvegliata speciale a vista».
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