I lavoratori Acc verso il voto «Difendiamo la nostra dignità»
MEL. A questo punto è una questione di dignità. Dignità da difendere davanti alle richieste di Wanbao diventate ogni giorno più pesanti e alla scelta della multinazionale cinese di condizionare l’acquisto dello stabilimento Acc al raggiungimento di un accordo sindacale, quando avrebbe potuto acquistare subito e poi confrontarsi, come proprietà, con i lavoratori.
È questo il messaggio forte che i lavoratori dell’Acc hanno lanciato ieri ai rappresentanti delle Rsu e delle sigle confederali dei metalmeccanici – Luca Zuccolotto della Fiom Cgil, Bruno Deola della Fim Cisl, Stefano Bragagnolo della Uilm Uil – durante l’assemblea per fare il punto sulla prima estenuante serie di incontri con Wanbao, la settimana scorsa a Roma.
Sul piano operativo, i sindacati e le Rsu la loro mossa l’hanno fatta venerdì sera, segnando con la penna rossa venti modifiche alle condizioni poste da Wanbao per prendersi in carico lo stabilimento Acc. Oggi a Venezia, ospiti della Regione, la trattativà riprenderà e toccherà alla multinazionale cinese fare la propria contromossa e rispondere a quei venti “emendamenti”. Poi saranno i lavoratori a dire la loro, andando al voto con un referendum. Ma a questo punto, se Wanbao non farà qualche passo indietro, sia i sindacati sia i lavoratori potrebbero decidere di dire basta al gioco al ribasso dell’azienda.
«In assemblea non ci è stato dato un vero e proprio mandato», spiega Bragagnolo, «ma i lavoratori hanno puntato con decisione sul concetto della difesa della loro dignità. E sono certo che se andassimo al referendum ora, con l’accordo che ci hanno proposto, i lavoratori voterebbero no».
D’altra parte le richieste di Wanbao sono pesanti: dal taglio del costo del lavoro del 10 per cento proposto inizialmente, spiega Bragagnolo, «ora siamo arrivati ad un taglio del 26 per cento».
«C’è un’anomalia di base in questa situazione e in questa trattativa», dice Zuccolotto, «perché siamo un’azienda tecnicamente fallita e non si capisce a cosa serva volere raggiungere questo accordo sindacale prima dell’acquisto, visto che Wanbao potrebbe acquisire subito, forte delle normative esistenti. Sarebbe stato anche meno umilante per i lavoratori dire “Intanto vi prendiamo, poi discutiamo”. Qui invece si ledono non solo i diritti dei lavoratore ma anche la loro dignità».
«L’assemblea ha visto un clima pesante», sottolinea da parte sua Bruno Deola, perché i lavoratori hanno compreso in maniera più precisa le difficoltà della trattativa e i risvolti negativi sul piano economico che potrebbe avere per chi potrà rimanere nella nuova realtà. La controparte sta forzando la mano, forte del fatto di essere l’unico gruppo che ha partecipato all’asta, e del fatto che la situazione economica non è delle migliori, per cui considerano questo un investimento a rischio. È vero però che a Mel abbiamo dei lavoratori che hanno fatto grandi sacrifici per mantenere in vita lo stabilimento e la loro dignità va rispettata».
Si torna al confronto stamattina alle 11, dunque, in un clima di forte tensione, «con noi che siamo pronti anche ad andarcere dopo un minuto», dice Bragagnolo, «se mantengono la loro posizione». Attenti anche che un eventuale accordo, ammonisce Zuccolotto, «sia uguale per tutti, perché non deve esserci chi paga un prezzo più pesante e chi meno». Poi, dice ancora il segretario Fiom, «qualunque risultato si raggiunga verrà comunque posto al voto dei lavoratori. Sapendo che in ogni caso dovremo comunque aspettare poi anche la decisione finale che verrà presa in Cina da Wanbao».
Stefano De Barba
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi