I lavori alla scuola di Canale d'Agordo cancellano le opere di Piccolin

Eliminati o “amputati” due graffiti. L’artista deluso: «Poco rispetto, potevano essere salvate»
CANALE D’AGORDO. Alla scuola di Agordo si inaugura un affresco, a quella di Canale si distrugge un graffito e se ne dimezza un altro. Dopo il battesimo dell’opera di Laura Ballis e Giovanni Sogne all’elementare di Agordo, tocca ora celebrare il funerale di due graffiti realizzati da Dunio Piccolin nel 2007 e nel 2010 alla Emidio Paolin di Canale. È successo, infatti, che durante i lavori di ristrutturazione della scuola (iniziati nell’autunno scorso e di fatto non ancora terminati nonostante gli alunni siano comunque stati fatti entrare) le due opere siano state una cancellata e l’altra amputata per creare una porta. Erano due graffiti, rispettivamente di 7,5 e di 9,9 metri quadrati, che impreziosivano le pareti del piano terra e del primo piano e che erano stati voluti dall’Istituto comprensivo di Cencenighe, allora guidato da Maria Rosa Salmazo, da un lato per permettere ai ragazzi di sperimentare un’attività artistica, dall’altro per abbellire la scuola.


Bellezza che è stata spazzata via in nome dell’utile (gli spazi sono stati rimodulati anche per accogliere gli alunni della scuola primaria) senza informare, né interpellare colui che di quelle opere artistiche era stato l’artefice. «Esprimo la mia grande perplessità su quanto è accaduto«, dice Dunio Piccolin, che ieri ha scritto una lettera al direttore dei lavori Giordano Fadda, al sindaco Rinaldo De Rocco, all’assessore alla cultura Alice Ganz, e al dirigente scolastico Bernardino Chiocchetti, «il danno ormai è stato fatto e, purtroppo, ciò che si è perso non torna, concetto che vale per la morte e per gli eventi catastrofici. In questo caso sono state danneggiate “solo” un paio di opere artistiche, frutto di un progetto educativo scolastico promosso da una scuola a “beneficio” degli alunni».


Né il direttore dei lavori, né gli amministratori hanno tuttavia ritenuto che quelle opere andassero salvate o che comunque si potesse ragionare con gli interessati sul da farsi (sempre a Canale, un affresco di Giuliano De Rocco su un edificio privato è stato “smontato” e salvato). «A mio modesto parere», dice Dunio, «credo che con una volontà di intenti, con meno leggerezza nel prendere decisioni e con maggiore rispetto del lavoro altrui, si sarebbero potute salvare entrambe le opere. Ciò che è “arte” non deve sempre essere subordinato a ciò che è “utile”».


Ma gli alunni, da questa vicenda, dedurranno il contrario.


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