I magistrati si tassano per un tecnico
BELLUNO. Rischio paralisi alla procura di Belluno: manca il personale, i rinforzi annunciati si sono dissolti e se i computer andassero in tilt, non ci sarebbe neanche più il tecnico informatico in loco per aggiustarli.
E che la situazione sia più che seria lo testimonia l’iniziativa lanciata dagli stessi magistrati per creare una fondazione: in tredici (tra giudici e pubblici ministeri, procuratore Francesco Saverio Pavone compreso) si sono autotassati e insieme con gli Ordini professionali di avvocati, notai e commercialisti e l’aiuto di una banca, si voleva dare vita a un organismo al quale attingere per risolvere il problema del servizio e assistenza informatica.
Il tempo un po’ passato del verbo è d’obbligo, considerato che anche di questa iniziativa, la creazione di una fondazione, non si ha più notizia: era in dirittura di registrazione, ma chissà come è andata a finire.
«Chi vuole capire capisca» si limita a dire il procuratore Francesco Saverio Pavone, che lancia il suo allarme riguardo alla carenza di personale che rischia di mettere in ginocchio gli uffici della procura.
In pianta organica i posti sono 25, quanto a personale amministrativo, di fatto si è in 11 a tempo pieno, più 3 part time. Cancellieri, operatori, ma il problema impellente che si porrà sarà quello del tecnico informatico a palazzo.
«Siamo ormai senza tecnico informatico», avverte il procuratore, «perchè Mauro Giacomelli non potrà più essere confermato: dipendente di una cooperativa di cui si serviva il Comune, il progetto è quasi terminato. Ne consegue che, se ci dovessero saltare i computer, dovremmo fare riferimento a tecnici da Venezia e Padova. Noi abbiamo anche cercato di tenerlo, creando una fondazione tra magistrati e autotassandoci personamente: volevamo creare una una fondazione con gli Ordini dei notai, avvocati e Commercialisti e il finanziamento di un istituto di credito, ma pare sia ancora tutto in alto mare. E questo a breve creerà non pochi problemi, perchè se il sistema salta, si rischia di tornare a una doppia registrazione delle cause».
In tempi di spending review, in caso di necessità di assistenza informatica, le procure debbono rivolgersi a un ufficio centralizzato con tecnici da Padova o Venezia e tempi di intervento lunghetti.
Ma non è il solo nodo al pettine della procura: «Non vengono stanziati neanche i fondi per gli straordinari: se autorizzo il personale (che è già al 50%) a fare gli straordinari e il ministero non copre i fondi, i dipendenti devono recuperare le ore lavorate in più e quindi siamo punto a capo: se si lavora di più un pomeriggio, poi le ore vanno recuperate e gli uffici o restano sguarniti o funzionano in parte. È un cane che si morde la coda. Ci sono in piedi procedure per cui a Belluno dovevano essere assegnate 5 unità (un dirigente, 2 funzionari e 2 operatori), ma la situazione di paralisi non ha portato nulla».
Dalle 350 alle 400 udienze l’anno, quelle istruite (comprese dal giudice di pace), almeno 40 o 50 al mese. In procura sono quattro i magistrati sui sei previsti in organico, benchè per febbraio ne sia atteso uno di carriera, che prenderà servizio.
Chiedere personale? Rischia di essere inutile in un «sistema in cui da 15 o 16 anni non fanno concorsi per cancellieri; mentre gli uffici si svuotano, perchéi pensionamenti e qualche raro decesso non vengono rimpiazzati», conclude Pavone. «La fondazione era essenziale per partire «ma non si capisce perchè la cosa non vada avanti. Ora speriamo che quel “raro” personale affidatoci da uffici esterni non sia ritirato, perchè altrimenti siamo alla debacle. Non abbiamo neanche più il personale volontario delle associazioni combattentistiche, che il precedente procuratore non ha voluto e il tribunale ha ingaggiato. Purtroppo questa situazione rischia di far perdere a Belluno quel primato di eccellenza anche sotto il profilo giudiziario».
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