I medici di famiglia sul piede di guerra
BELLUNO. «Cosa sarà del personale che è stato assunto per far partire le medicine di gruppo integrate? In questo modo rischiano di saltare decine di posti di lavoro».
Sono in subbuglio i medici di medicina generale del Bellunese, dopo la “condanna” di questi super ambulatori da parte di Ministero e Corte dei conti: i costi per mandarli avanti, infatti, sono stati giudicati eccessivi.. Rilievi che sono stati colti al balzo dalla Regione, che ha subito stoppato il progetto, parlando della necessità di una revisione.
In provincia di Belluno sono quattro i super ambulatori avviati: Longaronese-zoldano (ex Utap), in Comelico (anch’esso ex Utap), a Cavarzano a Belluno e a Feltre. Quattro realtà che, a detta dei professionisti che vi operano, stanno dando dei buoni risultati. «Considerando che la maggior parte di loro è stata avviata nel corso dell’ultimo anno, direi che serve altro tempo per vedere i benefici», precisa Fabio Bortot, fiduciario del sindacato Fimmg. «Ma la decisione regionale di stoppare tutto era già nell’aria, visto che in autunno avevamo scioperato perchè il progetto stentava ad andare avanti. Progetto che in altre regioni ha dimostrato di essere vincente».
«Noi abbiamo sottoscritto un accordo di tre anni con la Regione per avviare il nostro ambulatorio di gruppo di Cavarzano e ora non sappiamo nemmeno se si potrà andare avanti. Quando saremo costretti a fare dietrofront, cosa diremo ai nostri dipendenti? Nel nostro centro ne abbiamo 12, ma in Veneto erano previste 4 mila nuove assunzioni complessive. E cosa diremo ai nostri pazienti?».
Dall’assessorato alla sanità veneto fanno sapere che quelle strutture che ci sono andranno avanti fino alla fine del contratto. anche se non si esclude che in corso d’opera possano cambiare le cose. E poi cosa succederà? «Si potrà tornare alle medicine di gruppo semplici laddove erano già presenti, come ad esempio il Longaronese-zoldano o il Comelico. Ma dove non c’erano dovremo tornare al vecchio ambulatorio, dove ogni medico fa per sè», protesta Bortot. «Se si pensa di attirare medici giovani nel Bellunese in questo modo, allora posso dire che siamo sulla strada sbagliata».
«Noi abbiamo sempre dato la priorità alle urgenze», precisa Giuseppe Barillà, coordinatore dell’ex Utap del Longaronese, «mentre per gli altri pazienti l’appuntamento arriva a distanza di 24, massimo 48 ore. Ritengo che stiamo dando un buon servizio, anche se incompleto e non per colpa nostra, visto che mancano ancora gli strumenti per poter seguire i pazienti cronici, scompensati e per fare prevenzione. Se tornando indietro si pensa di eliminare le code al Pronto soccorso, qualcuno non ha fatto bene i propri conti», conclude Barillà.
Scoraggiato il presidente veneto della Fimmg, Domenico Crisarà. «Il contratto per tre anni per le medicine di gruppo integrate costa alla Regione 150 milioni di euro complessivi rispetto a un bilancio triennale di 27 miliardi. Se palazzo Balbi va in default per questa spesa, sono davvero preoccupato. Prima ci vengono a dire che soltanto con questi super ambulatori si potrà sostenere la medicina nel territorio, e adesso veniamo a scoprire che non è più così. A questo punto, noi continueremo a fare i medici come possiamo, in base agli strumenti che ci daranno in dotazione. Quando i problemi si amplieranno, ognuno si assumerà le proprie responsabilità».
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