I negozi hanno chiuso e mancano i servizi: «Non c’è la volontà di rilanciare il Nevegal»

Il lento declino nelle parole dei proprietari di seconde case: «Qui pace e tranquillità, ma ci vorrebbe qualcosa in più»

BELLUNO

Trent’anni fa sul Nevegal c’erano alberghi, negozi, tante piste per sciare servite dai relativi impianti e perfino un distributore di carburante. Oggi la nota predominante è il rosso dei numerosi cartelli “vendesi” appesi sulle tapparelle degli appartamenti.

Le attività aperte sul piazzale in questi giorni si contano sulle dita di una mano: la pizzeria Dal Bo, il bar e il ristorante Slalom, l’immobiliare. Domani riaprirà il supermercato Vem all’ingresso del piazzale. Un alito di vento fresco, che annuncia il temporale quotidiano, fa dondolare i seggiolini della seggiovia, scheletri inanimati e quasi spettrali.

«Manca la volontà politica di fare qualsiasi cosa sul Nevegal», raccontano Ferruccio Filipello e Rosetta Gheroni, che vivono al Lido di Venezia e da 14 anni hanno una casa sul Colle. «Non è mai stata risolta la questione degli impianti e tutto è andato di conseguenza». Pian piano hanno chiuso i negozi. Gli appartamenti si sono svuotati. Ce ne sono alcuni in vendita per meno di 50 mila euro.

I pochi imprenditori rimasti a tenere in vita il piazzale ci mettono del loro meglio. Lo Slalom ha allestito una bella terrazza esterna dove non mancano i fiori, ed è diventato il punto di ritrovo per tutte le persone che arrivano sul Colle e cercano un posto dove bere un caffè, un aperitivo, o mangiare. La pizzeria Dal Bo ha riaperto dopo l’emergenza Covid e dà un servizio importante ai residenti e ai turisti. Anche lontano dal piazzale ci sono operatori che lavorano sodo nelle loro attività, ma la sensazione che si avverte arrivando sul piazzale è di trovarsi catapultati a metà anni Settanta.

«Credo ci sia stata una precisa volontà di trascurare il Nevegal», continuano Filipello e Gheroni. «Guardiamo gli impianti. Come si fa a pensare a non farli funzionare? D’inverno non tutti vanno con le pelli. Certo, sarebbero da rifare perché la seggiovia è lenta». C’è poi la questione del decoro che balza agli occhi: «In altri paesi di montagna il verde è più curato, ci sono fiori... qui?», si chiede sconsolata la Gheroni. «Eppure le passeggiate sono stupende. Se il Nevegal fosse rivalutato sarebbe bellissimo».

L’accessibilità è un altro degli aspetti positivi: i veneziani ci arrivano in un’ora grazie alla vicinanza dell’autostrada. «Ma manca la volontà di fare. Perché la Regione ha tolto i fondi che aveva promesso? Perché nessuno pensa di ristrutturare l’Olivier, magari facendoci un centro benessere? E il Parco Avventura, quanto era bello? Perché non viene ripristinato? Noi speriamo sempre che il Nevegal riparta, ce lo ricordiamo com’era trent’anni fa ed è un peccato vedere com’è adesso».

Un’altra coppia, di Martellago (Venezia) sta bevendo un aperitivo allo Slalom. Ha casa sul Nevegal da 18 anni. «Siamo innamorati di questo posto, non lo lasceremo mai», confessano Roberto Simion e Stefania Roncalli, che salgono sul Colle ogni volta che possono. «Qui troviamo pace e tranquillità, ci rilassiamo dopo giornate trascorse al lavoro. Certo, diciotto anni fa c’erano più negozi e servizi e se riaprissero sarebbe più bello... arriverebbe anche più gente». La coppia, però, cerca un’oasi di relax e sul Nevegal trova esattamente questo: pace, silenzio, tranquillità. «La prima cosa che faccio quando arriviamo è indossare le scarpette e andare a fare una corsa», sorride Simion. «Speriamo che la seggiovia riapra, è un servizio fondamentale. Non solo per gli escursionisti, per raggiungere i rifugi, ma anche per gli appassionati di mountain bike». —


 

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