I nuovi sindaci: «Il territorio è privo di coordinamento»

Belluno, incontro in Provincia per le presentazioni ufficiali. Ma i convenevoli saltano subito: troppe le preoccupazioni
Sindaci neoeletti in provincia
Sindaci neoeletti in provincia

BELLUNO. «Incontri periodici? Sì, a patto che siano operativi e utili». Presentazioni di rito, ieri mattina, tra i 13 nuovi (o confermati) sindaci bellunesi e il commissario della Provincia Vittorio Capocelli. È stato un incontro utile a tutti per conoscersi, ma i convenevoli si sono esauriti in pochi minuti, perché sono molte le cose che preoccupano i sindaci e non c’è tempo da perdere in confronti infruttuosi. A dirlo con maggior chiarezza è stata il sindaco di Lamon Vania Malacarne, che non è più una matricola: «Ben vengano gli incontri, ma servono cose più concrete dei soliti dibattiti. Noi ci confrontiamo quotidianamente con una realtà che galoppa con scioltezza e rapidità (la Provincia autonoma di Trento) e non solo per una questione economica. Qui ci sono tutte le opportunità per diventare altrettanto effervescenti, ma le modalità di incontro e dialogo vanno ripensate in forma più operativa e organizzata. Siamo oberati di lavoro, non siamo in grado di continuare a partecipare a incontri che si concludono con poco. Il bellunese ha bisogno di un’azione di lobby, di riposizionarsi verso obiettivi precisi e risultati concreti. Oggi i territori vincenti sono quelli che non aspettano qualcosa che non arriverà più».

Parole pronunciate con cortese fermezza anche all’indirizzo di un ente, la Provincia, che dal giorno del commissariamento viene percepita come un’assenza. Poco prima Capocelli si era complimentato con gli eletti e li aveva invitati a fare sinergie: «La Provincia è in fase di cambiamento, più che altro rappresentativo, ma le strutture rimarranno e ci penseranno i sindaci. In ogni caso nessun ente scompare, vengono solo modificati. Vorrei rendere ricorrenti questi incontri, propongo di vederci periodicamente anche a gruppi e sui territori». Il commissario ha anche fatto un excursus sul «nuovo concetto di sussidiarietà», sull’amministrazione integrata e sulla partecipazione, con accenni ai giovani e alla «società mondiale».

A chiedere collaborazione operativa «per puntare tutti agli stessi obiettivi», è stato per primo il sindaco di Belluno Jacopo Massaro, che ha ricordato un altro spicchio del riassetto istituzionale (oltre alle Province) quello delle Comunità montane, tema raccolto da tutti i presenti. Da Paolo Perenzin (Feltre) a Oscar Facchin (Tambre), i sindaci hanno espresso la loro contrarietà alla cancellazione delle Cm, fatto che caricherà di oneri e incombenze ulteriori i Comuni; ma si va oltre le perplessità anche sul futuro delle Province come enti di secondo grado (tema evidenziato da Daniela Larese Filon di Auronzo).

L’appello, ciò che manca a Belluno da mesi, è un soggetto di raccordo per tutto il territorio. Quello che dovrebbe essere la Provincia, ma che non lo è più. Da Rivamonte (Walter Todesco) a Soverzene (Sabrina Graziani), passando per Falcade (Michele Costa) l’emozione dei neo sindaci ha già lasciato il posto alla sensazione di essere «privi di riferimenti», ma c’è anche chi propone un «laboratorio di pensiero», come Michele Balen (Casiomaggiore). Per concludere Nicola Vieceli ha messo il dito in un’altra piaga: la filiera Bim, Consorzio e società.

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