I paesani sono sgomenti: «Non si può morire così»
VALLE DI CADORE. Un paese in lacrime. Perché non si può morire a tre anni. Tanto meno in una giornata di sole così bella e calda, di quelle in cui i bambini corrono per i prati, magari con un pallone tra i piedini. In tarda mattinata, per le strade di Valle di Cadore, tutti sapevano quello che di inaccettabile era appena successo. E nessuno riusciva a nascondere una grande emozione.
Come se una luminosa estate fosse diventata, in pochi minuti, un cupo inverno. In un paese così piccolo si conoscono tutti e la notizia ci ha messo un attimo a girare di casa in casa: «Incredibile quello che è capitato a una brava donna, che apprezzo da sempre», sottolinea un vicino, al quale subito si bagnano gli occhi, «abita in quella mansarda e la vedevo spesso passare per la strada insieme a Marco. Erano molto felici e affiatati e nessuno avrebbe mai potuto immaginare che accadesse una cosa così grave e irrimediabile».
A qualche centinaio di metri, un altro paesano non ce la fa a non piangere, mentre descrive il suo stato d’animo: «È una famiglia molto conosciuta e personalmente mi ricordo molto bene anche i nonni materni. In particolare, la nonna, che è stata molto preziosa quando Silvia è diventata madre e stava insegnando. È una ragazza del posto e l’abbiamo vista crescere, ecco anche perché ci dispiace tantissimo e quasi non troviamo le parole giuste, per spiegare quello che sentiamo dentro di noi». —
G.S.
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