I pensionati all’attacco: non si sentono sereni
BELLUNO. «Non siamo sereni». Parte oggi l’iniziativa dei sindacati dei pensionati, con la presenza di un gazebo al mercato settimanale di Belluno, per raccogliere le firme per chiedere al governo Renzi di tutelare anche i redditi di chi ha ormai smesso di lavorare.
L’obiettivo è quello di raccogliere alcune migliaia di firme entro il 15 maggio prossimo. «Oggi saremo a Belluno al mercato e a Puos d’Alpago», dice Gianvittore Maccagnan, segretario della Fnp Cisl, «martedì saremo a Feltre, mercoledì ad Agordo e Tai di Cadore e non è escluso che raccoglieremo le firme anche in altri comuni della Valbelluna». Ad oggi sono alcune centinaia quelle già raccolte di cui «oltre 300 soltanto in due giorni in Alpago», sottolinea Renato Bressan, segretario dello Spi Cgil. «Dobbiamo tutelare non solo il lavoro, ma anche il reddito, considerando che su 100 mila pensionati in provincia, la metà vive con meno di 600 euro al mese. E sempre di più i nostri iscritti ci chiedono come potranno fare ad andare avanti così», conclude Maccagnan. «E sono le donne bellunesi quelle maggiormente in difficoltà visto che percepiscono a livello regionale le indennità più basse», ha ribadito anche Rita Gentilin dello Spi Cgil.
«La riforma del governo chiederà ulteriori sacrifici ai cittadini in termini di pressione fiscale e a farne le spese saranno sempre le fasce più deboli», annuncia Bressan. «Anche quegli 80 euro che sono previsti per i lavoratori attivi da quest’anno, che sono una bella idea, sono finanziati tramite un aumento delle tasse che vengono pagate anche da chi ha già redditi al minimo». Il segretario dello Spi ricorda come «questa iniziativa dei pensionati è rivolta però non solo agli anziani, ma a tutti lavoratori e imprenditori, perché tutti dovranno contribuire al sostegno della manovra economica. Anche i Comuni con cui stiamo cercando di concordare un bilancio sociale previsionale sono in difficoltà perché avranno sempre meno trasferimenti dallo Stato. Per questo», conclude Bressan, «è necessario che si vada a prelevare i soldi laddove ci sono ingenti ricchezze, dove c’è l’evasione».
A chiedere che «le norme di contrasto alla povertà diventino strutturali» e non solo una tantum è Carla Strapazzon della Uil pensionati che auspica, almeno, «un miglioramento dei servizi, un potenziamento dell’assistenza domiciliare perché gli anziani stanno bene a casa solo se vengono curati in modo adeguato. Anche perché uno ha più paura se si sente debole e poco assistito».
Le cartoline (sono previste un milione a livello nazionale) una volta raccolte saranno recapitate dai sindacati direttamente al governo.
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