I pescasportivi chiedono più chiarezza sulle acque
FELTRE. Serve più chiarezza sulle competenze nel campo della gestione delle acque, perché nell’imminente passaggio di responsabilità tra Provincia e Regione sono i pescatori a trovarsi senza certezze e senza riferimenti.
È l’appello lanciato ieri al palaghiaccio durante l’assemblea dei pescasportivi del Bacino 10 “Acque feltrine” dal presidente Mattia Paoluzzi. Un appello legato anche a questioni pratiche, come quella del regolamento per la nuova stagione di pesca. Il documento è pronto ad andare in stampa per essere distribuito con i tesserini di pesca per l’inizio della stagione, fissato al 5 marzo, ma nel corso della stagione le regole potrebbero cambiare anche di molto. Al momento vige infatti il vecchio regolamento regionale, ma è data per imminente l’entrata in vigore del regolamento basato sulla “nuova” legge del 2015, non ancora però pubblicato sul Bur. E i pescatori del Bacino, che la gestione delle acque l’hanno ricevuta in gestione dalla Provincia, si trovano a far riferimento a Palazzo Piloni, mentre però la materia sta tornando a fare capo alla Regione.
«Facciano chiarezza, così andiamo meglio anche noi, non si può stare seduti su due sedie», ha chiesto il presidente uscente Paoluzzi, che ha annunciato anche la sua intenzione di non ricandidarsi a ottobre.
Le idee chiare, in ogni caso, i pescasportivi feltrini le hanno sull’importanza del loro ruolo nella tutela dell’ambiente. Ruolo sottolineato anche dall’assessore comunale Valter Bonan, che dopo aver ricordato in assemble la figura di Sergio Reolon e del suo impegno per le acque bellunesi, ha fatto il punto sulla battaglia contro lo sfruttamento idroelettrico. Accantonati progetti come quello della centralina sul Caorame, ha detto Bonan, non bisogna però abbassare la guardia.
E i pescasportivi del Bacino 10 sono una schiera di vere e proprie sentinelle del territorio feltrino: l’associazione conta infatti 759 soci, dei quali 69 sotto i 18 anni e 64 sopra i 70. I volontari del Bacino, ha sottolineato il direttore tecnico Denis Zatta, hanno effettuato 5 giornate di recuperi, immesso 205 mila uova embrionate di trota fario, 1.200 chili di trota iridea adulta nel Piave e nel Brentella, 2.100 chili di fario adulta nei torrenti, 25 mila trotelle iridee nel Brentella, 3mila temoli dai 14 ai 15 cm, 25 mila marmorate dai 4 ai 16 cm e oltre 100 mila fario dai 4 ai 9 cm.
Un impegno “premiato” anche dal ruolo a livello provinciale destinato ad assumere dall’incubatoio di Tomo, come ha annunciato da Claudio Canova, segretario della Federazione dei bacini di pesca: la cessione dell’impianto permetterà di farne un punto di riferimento per produrre novellame per cinque Bacini, garantendo la continuità della struttura.
Stefano De Barba
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