I pescatori bellunesi contro le centraline idroelettriche

Da Longarone si alza la protesta delle sentinelle della Piave: «Distruggono l’ambiente e portano poco al territorio». Va forte la pesca “no kill”
Belluno, 27 aprile 2005, pescatori sul piave a Belluno
Belluno, 27 aprile 2005, pescatori sul piave a Belluno

LONGARONE. Un grido dal palco di Longarone Fiere: «Basta centraline». È quello dei pescatori bellunesi, riuniti in assemblea a “Caccia, pesca e natura” a Longarone Fiere. Il movimento conta circa 5.600 soci dei vari bacini della provincia, più del doppio dei cacciatori.

La carenza di piogge e lo sfruttamento idroelettrico restano i maggiori problemi da risolvere: «Per ora il calo delle portate per la siccità non si è fatto sentire», dice Massimo Caproni, presidente del bacino Val Boite, «ma potremmo avere ripercussioni con la semina del prossimo anno. Meno acqua, significa prede più facili per i cormorani. E cosa dire delle centraline? Il nostro territorio bellunese è troppo sfruttato. Solo nella nostra valle ci sono ben nove centraline che producono poco con ricadute nulle e distruggono l’ambiente circostante. È il momento di dire basta».

«La stagione è stata buona», è il commento di Antonio Gallon del bacino 10 di Feltre, «abbiamo avuto problemi con il torrente Sonna per via del depuratore che sta rendendo l’acqua torbida e limacciosa. Ma sono le centraline a preoccuparci. Per fortuna abbiamo sventato la costruzione di quella sul torrente Caorame che avrebbe interessato un tratto di quasi 6 chilometri con il conseguente danno ambientale soprattutto per la specie del temolo».

Tanti i progetti che potranno dare nuove opportunità al settore. «Il calo del livello del lago di Santa Croce non ha compromesso la pesca», spiega Filippo Sitran, presidente del bacino Alpago e della Federazione provinciale dei pescatori, «in particolare del luccio. Quel che serve al Bellunese è unità, come accade con il “contratto di fiume della Piave”, un’operazione partecipata a cui tutti i soggetti che hanno a che fare con il fiume siedono allo stesso tavolo per discutere insieme dei problemi».

«Stiamo lanciando un’iniziativa pilota», aggiunge Marco Abordi, coordinatore del progetto del contratto di fiume, «si tratta di una app dal nome “Sentinelle della Piave”. Ogni utente potrà con questo strumento segnalare alcune situazioni che si riferiscono al fiume. I dati tecnici e le aree di pregio, ma anche le cose che non vanno, come scarichi di rifiuti, frane degli argini e odori sospetti. Non si tratta di fare denuncia, ma di partecipare attivamente alla vita delle proprie acque».

In aumento l’attività del pescaturismo, in particolare per la pesca “no kill”: «Siamo in attesa», dicono Giuliano Moretti e Loris Bez del bacino 6 Longarone Zoldo, «del nuovo laghetto di pesca sportiva con piattaforma per disabili che si farà in zona Malcom. Per quanto riguarda le centraline come sempre siamo sul piede di guerra. Ora le ditte tornano alla carica nella valle del Grisol ma anche stavolta daremo battaglia».

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