I portalettere sono sul piede di guerra
BELLUNO. Portalettere sul piede di guerra per la grande mole di lavoro affibbiata loro con il recapito a giorni alterni. Venerdì 17 giugno alle 17.30 protesteranno davanti alla sede centrale delle Poste di Belluno. Ma si dicono pronti anche a scioperare se non cambierà qualcosa.
Turni massacranti, raggio di azione aumentato e così pure le lettere, tanto che non c’è neanche il tempo per pranzare, se si vuole tentare di consegnare non tutta, ma almeno gran parte della corrispondenza della giornata. E come se il disagio non bastasse, da qualche settimana Poste Italiane ha iniziato a sanzionare quei lavoratori che non riescono a ultimare le consegne. «Proprio ieri», ha annunciato il rappresentante del Triveneto della Failp Cisal, Marcello Caravello, parlando ad alcune decine di lavoratori postali nell’incontro al Centro Giovanni XXIII di Belluno dove si è deciso cosa fare per far sentire il malessere e il disagio che stanno vivendo, «ci è arrivata notizia che un collega di Occhiobello ha ricevuto tre giorni di sospensione per non aver consegnato in tempo un settimanale».
E a dare fuoco alle polveri ci si mettono anche «gli utenti che non aprono i portoncini dei condomini, anche se si suona il campanello e quindi siamo costretti a non consegnare la posta. Oppure vengono messi dei numeri civici non corretti e non riusciamo a trovarli».
La situazione si è fatta esplosiva. «I vertici della società avrebbero dovuto dialogare con i dipendenti prima di avviare questo sistema», precisa Caravello, che si chiede dove siano i sindacati maggioritari. «Ci troviamo in una situazione decisamente strana: chi non riesce a consegnare quanto gli è stato destinato nella giornata, viene sanzionato: in tutto il Nord Est nelle ultime settimane si sono avute più di 10 mila contestazioni disciplinari. Si va dai richiami verbali alle sospensioni dal lavoro, con conseguente decurtazione dello stipendio. E la situazione è tale che gli accumuli di corrispondenza sono in crescita: ce ne sono a Belluno città, come nel Cadore, solo per fare qualche esempio. Rincresce», aggiunge il sindacalista, «che Poste continui a negare l’evidenza, dicendo che tutto va bene e non ci siano problemi».
Prima che partisse il sistema alternato, la provincia era divisa in 38 zone e ognuna di queste aveva un postino; poi c’erano tre figure per la corrispondenza particolare. In totale gli addetti erano 41. Ora gli addetti alla consegna sono scesi a quota 33. Si può quindi capire come oggetti con scadenze - come quotidiani e raccomandate - possano arrivare fuori dai tempi previsti».
Si è parlato anche del problema di Levego e della mancata consegna della posta per diversi giorni, con il portalettere costretto a passare meno delle previste cinque volte bisettimanali. E di posta ferma ancora ce n’è. «La maggior parte dei lavoratori ha fatto richiesta di revisione della propria zona, perché ad oggi non corrispondono i numeri civici nè la media ponderale dei chilometri percorsi che sono molti di più», dice Caravello. «Qui si sta viaggiando nel pressapochismo da parte dei capi e nella cattiva gestione del personale. I lavoratori dovrebbero ricevere un’indennità di buon senso, visto che restano anche oltre l’orario di lavoro pur di fare un buon lavoro. Ci stanno togliendo la dignità. Se vogliono la guerra che guerra sia».
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