I primi ad arrivare sono i giapponesi
Al castello di Mirabello hanno fotografato i lavori di smantellamento dopo la partenza di papa Ratzinger
LORENZAGO.
Malinconia, a Lorenzago, il giorno dopo. Si smobilita. In casa del papa e in paese. E al castello di Mirabello salgono i primi “turisti”. Mai immaginereste chi sono. I giapponesi, naturalmente. Fotografano a manetta la casa di papa Benedetto in un momento particolare. Sei robusti uomini stanno traslocando il pianoforte a mezza coda. Rientra a Mirano.
Ma andiamo con ordine.
Ore 7.10.
«Meglio di così non poteva andare», commenta l’edicolante, Ermagora Costola, ai clienti che si presentano per il giornale. «Speriamo di aver voltato le spalle al deserto».
Ore 8.30.
In piazza Calvi si materializzano gli ultimi gipponi dei carabinieri. Se ne vanno anche i militari dell’Arma, con i loro bagagliai. Dal castello Mirabello prendono il largo gli uomini della gendarmeria vaticana e quelli dell’ispettorato di polizia italiano presso il Vaticano.
Ore 9.00.
Gli ultimi giornalisti partono per Roma. Solo le fotografe delle agenzie internazionali prendono tempo: per l’ultimo caffè al bar del municipio. Il loro collega Galazka, reduce dal libro su Lorenzago, si fionda direttamente in Polonia. «Ho dodici ore di viaggio, ma sono particolarmente soddisfatto», ammette. Grazie tante. L’altra sera, quando il papa ha posato per lui sul ponte del lago di Domegge, si è sentito chiedere da Ratzinger: «Perché ha fatto arrabbiare il sindaco?».
Ore 9.30.
Ed ecco il sindaco Mario Tremonti sistemare in municipio il trittico di medaglie ricevuto personalmente da Benedetto XVI. «Queste sono per il Comune. Ma quest’altra», indica Tremonti, «è personale. Il gesto», aggiunge, «mi ha commosso». Fino alla conversione?, proviamo a chiedere. «Chissà».
Ore 10.00.
Il parroco, don Sergio De Martin, è ancora frastornato. «Il santo padre mi ha riservato parole troppo gentili. Anch’io, comunque, l’ho invitato».
Ore 10.20.
Marco D’Ambros rilascia l’ultima intervista, a “mamma Rai”, sul museo Wojtyla. Si lascia sfuggire che non gli dispiacerebbe avere la sedia del “tabià” di Lino Fontanive sulla quale si sono seduti sia Wojtyla che Ratzinger. Ovviamente da esporre in museo. «Ma, sinceramente, sarei ancora più onorato se il forestale di Danta che ha scolpito sul legno la Madonna davanti alla quale ha pregato Benedetto XVI ci rendesse disponibile quella statua per il periodo di apertura del museo stesso».
Ore 11.00
D’Ambros e altri sei operai sono al castello Mirabello. Devono portare a valle il pianoforte del papa. Un’operazione delicatissima, perché lo strumento è pesante e un po’ imgombrante. Si trova nello studio al primo piano. «Qui tutto profuma del santo padre», commentano fra loro gli improvvisati facchini. In casa c’è una coppia che sistema le vettovaglie usate dalla famiglia pontificia. Il nuovo caminetto, alla destra dell’ingresso, ha le ceneri dell’uso che ne è stato fatto, probabilmente con il papa presente. In camera il suo letto è perfettamente in ordine. Lo studio è altrettanto in ordine. Una scrivania antica (si trovava in seminario a Treviso), due poltrone, il portapenne, il telefono, un impianto stereofonico. Nella cappella è acceso il lumino che sta a certificare la presenza del Santissimo. Domani arriverà il vescovo di Treviso, mons. Andrea Bruno Mazzocato, con la mamma ed alcuni familiari. La casa riprenderà vita. «Lei ha una mamma ancora in forma», gli ha detto il papa, salutandola nei giorni scorsi.
Ore 12.00.
Termina l’operazione-pianoforte. Il proprietario, un villeggiante di Lorenzago, è rimasto in paese. Si “consola” con le parole che gli ha rivolto Ratzinger al commiato. «La ringrazio. Ho usato molto il suo pianoforte. Suona davvero bene».
Ore 12.15.
Sciamano gli ultimi pellegrini, turisti compresi, arrivati al castello Mirabello per sbirciare la casa del papa. La protezione verrà tolta domani. Si tratta di pannelli di rete elettrosaldata, progettati per poter essere riutilizzati, magari l’anno prossimo. La gendarmeria vaticana se n’è andata con tutti i veicoli e la strumentazione, autoambulanza compresa. Il parco della villa tornerà libero. I Forestali toglieranno i gazebi più importanti, lasceranno la staccionata e le panche. Resterà, probabilmente, anche il capitello della madonna, ma senza la statua.
Ore 12.40.
Ecco in paese i primi villeggianti d’agosto. Si guardano in giro, un po’ sorpresi, perché nonostante il papa se ne sia andato, non una bandiera è stata levata. Anzi, qualcuna sì. E’ il ricordo dei giornalisti romani.
Ore 13.00.
Arriva la conferma che uno dei vescovi del papa, l’emerito di Treviso mons. Magnani, sarà quest’oggi a Pian dei Buoi, dove per tre settimane si è atteso Benedetto XVI. Presiederà il tradizionale pellegrinaggio annuale. Il suo segretario, don Bernardo, si siede a pranzo, al Mirabello, tirando un sospiro di sollievo. Soddisfatto perché ha amministrato le vacanze del papa ed “il principale” è rimasto più che soddisfatto. Tanto che l’altro ieri, a pranzo, hanno condiviso polenta e capriolo, un bell’esemplare offerto dai Forestali.
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