«I privati e i Comuni faranno ricorso»
BELLUNO
Centoquaranta milioni di euro, spalmati in cinque anni, divisi per ottomila Comuni. È notevole la differenza tra il bando periferie, che avrebbe portato a Belluno 18 milioni di euro (innescando investimenti anche privati per 35 milioni) e l’apertura di spazi di bilancio decisa dal governo gialloverde: una media di 17.500 euro a Comune, cioè un milione e 120 mila euro in tutta la provincia. Ma c’è di peggio: servirà tempo perché i Comuni ne abbiano la reale disponibilità. «Quei soldi ci saranno a dicembre, quando non si potranno più impegnare, quindi sono inutili». A sottolinearlo è Luca De Carlo, sindaco di Calalzo e deputato di Fratelli d’Italia, che ha presentato un emendamento per cancellare il provvedimento che blocca il bando periferie.
De Carlo è durissimo con il governo: «C’è un’evidente sproporzione tra i soldi tolti (oltre 3 miliardi) e quelli concessi (140 milioni). La maggioranza ha cancellato un provvedimento pensando che i capoluoghi siano in prevalenza del Pd e, in una logica spartitoria, ha deciso di distribuirli a tutti i comuni. Qualcuno potrebbe vederci dell’equità perché è giusto liberare spazi di bilancio, peccato che ci sia una sproporzione enorme tra i soldi tolti e ciò che ci viene concesso di spendere, e sono convinto anche che non potremo spenderli per mancanza di tempo. È falso dire che questa operazione va a vantaggio di tutti i Comuni, il governo lo fa solo per recuperare risorse da usare in finanziaria».
De Carlo è preoccupato per le imprese locali: «Il Comune di Belluno ha messo in piedi una serie di rapporti con i privati, le aziende bellunesi ormai si aspettavano che quelle opere sarebbero state realizzate. Cosa faranno ora quelle imprese? Il governo dovrà rispondere del proprio operato».
Il deputato di FdI non difende a priori il bando periferie: «Secondo me il governo precedente ha fatto una scelta discriminatoria indirizzando i fondi solo sui capoluoghi, ci sono anche altri territori degradati, ma è un errore ancora più grande cancellarli quando sono già stati impegnati, quando tutto il lavoro di un anno si è concentrato giustamente su quei progetti tralasciando tutto il resto. I capoluoghi hanno fatto quello che dovevano e la decisione del governo innesca una guerra tra poveri». De Carlo invita il governo alla serietà: «Lasciamo stare l’ideologia quando parliamo di Comuni: il governo cancelli il provvedimento, poi nel 2019 apra spazi di bilancio per tutti i Comuni, come è giusto, ma dando il tempo per pianificare, altrimenti quei soldi non servono, e nei confronti dei capoluoghi verifichi chi sta procedendo secondo i tempi previsti e rispetti quelle convenzioni».
Le speranze però sono scarse: «Non ci illudiamo che il nostro emendamento passi. Credo che il governo blinderà il decreto e nella migliore delle ipotesi rimanderà alla manovra di settembre delle correzioni per ristorare i capoluoghi delle somme già spese. In ogni caso partiranno i ricorsi e credo che i privati cercheranno di far valere i loro diritti. Serve più serietà, anche perché siamo fermi su tutto. C’è un’incompetenza micidiale in questo governo, che finora è stato attivo solo su Twitter e su Facebook. Io dico: fermatevi, autocensuratevi sui social e chiudetevi per tre mesi in un ufficio a studiare». —
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