I rondisti al Prefetto: «Stop ai furti in casa, merito anche nostro»
ALPAGO. «Caro Prefetto, certo che non è merito nostro che i furti e i tentati furti in Alpago si siano fermati. Non è merito nostro perché siamo persone normali, incapaci. Non siamo pronti perché non è il nostro lavoro. Però dire che non sia anche merito delle persone che sono uscite di notte, tutte le notti per ore e ore, mettendoci impegno e amore per il proprio paese, ci sembra alquanto offensivo, perché dietro alla semplice parola “ronde” c’è molto». Inizia così la lettera aperta che i rondisti dell’Alpago hanno scritto al Prefetto di Belluno, Francesco Esposito, che nei giorni scorsi aveva sottolineato che «La situazione furti in Alpago è molto migliorata, ma non perché ci sono le ronde». Una affermazione, questa, che ha indispettito non poco le decine di persone coinvolte nell’iniziativa: nei primi giorni dell’emergenza sono stati organizzati veri e propri pattugliamenti, ora invece i “rondisti” si sono divisi il territorio in 20 zone e sono chiamati a stare fermi a mo’ di sentinella e segnalare veicoli o persone sospette al caposezione che poi avverte un responsabile e quindi le forze dell’ordine.
«Ci sono dei ragazzi che hanno reagito più di tutto il resto della popolazione. Ragazzi giovani e meno, ragazzi normali che il giorno dopo dovevano alzarsi per andare a lavorare», prosegue la lettera, «Noi alpagoti abbiamo una reputazione di persone fredde, egoiste e menefreghiste. Questi ladri,nel male dei furti, sono serviti per risvegliare le popolazione, soprattutto noi giovani che siamo il futuro di questa Conca. Siamo partiti presi dall’onda delle emozioni, poi ci siamo organizzati molto bene. Vedere i ragazzi nei paesi ci ha resi molto orgogliosi di essere pagoti». Un “grazie” da parte dei rondisti alle forze dell’ordine «che sono state eccellenti, chi più chi meno. Vogliamo ricordare quegli agenti delle polizia che sono stati al nostro fianco e hanno collaborato con noi come noi fossimo parte di loro e viceversa. Il lavoro di indagine e controllo è vostro, e vostro dovere. Noi, semplici cittadini, non vogliamo niente in cambio, magari solamente un “grazie” perché nel mondo c’è molta più omertà che voglia di collaborare». Quindi un ultimo affondo da parte dei “rondisti”: «Caro Prefetto, se fossimo ladri avremmo molta più paura di incrociare nel nostro cammino un comune cittadino, armato magari di bastone e rabbia per chi invade la cosa più preziosa che abbiamo, ossia la casa, e stremato dalle notti in bianco, piuttosto che incontrare forze dell’ordine che al massimo li rinchiudono per due giorni per tornare in libertà subito, certamente non per colpa vostra, ma per la nostre leggi. Nessuno ci ha chiesto di fare tutto ciò, di essere uniti e presenti, ma lo abbiamo fatto. Con meriti o senza».
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