«I servizi sul territorio non si toccano»

Monito della Conferenza dei sindaci dell’Usl 1 alla nuova dirigenza dell’azienda sanitaria
Presentzione del nuovo direttore ULSS 1 e commissario per l'ULSS 2, Adriano Rasi Caldogno
Presentzione del nuovo direttore ULSS 1 e commissario per l'ULSS 2, Adriano Rasi Caldogno

BELLUNO. Si è sentita pesantemente l’assenza del direttore generale Adriano Rasi Caldogno alla Conferenza dei sindaci dell’Usl 1, organizzata per presentare le perplessità degli amministratori dopo le nomine da parte del nuovo capo dell’azienda sanitaria. Per il dg impegni in Regione, dove tutti i dirigenti di fresca nomina si sono ritrovati per definire i nomi delle squadre che dovranno supportarli.

I sindaci si sono ritrovati per dare un parere alla nomina di GianAntonio Dei Tos (ex direttore generale dell’Usl 7 di Pieve di Solido) come capo dei servizi sociali dell’Usl 1. Nome che aveva fatto storcere il naso ai primi cittadini, in considerazione del fatto che gli altri direttori amministrativo e sanitario dovrebbero arrivare direttamente dall’Usl di Feltre. Insomma, non era sfuggito ai primi cittadini il fatto che nessuna professionalità dell’azienda bellunese «è stata ritenuta avere le competenze adeguate per uno di questi incarichi».

I sindaci hanno preparato dei documenti contenenti i loro timori per la fusione e per le nuove schede ospedaliere, oltre alle richieste di una rassicurazione sulla policentricità del sistema sanitario bellunese. Il che significa garantire non solo l’emergenza-urgenza, ma anche altri servizi a livello territoriale, come ha precisato l’assessore ai servizi sociali di Auronzo, Lorenzo De Martin. «Siamo preoccupati», ha detto, «perché la fusione delle aziende sanitarie rischia di portare a una centralizzazione dei servizi su Belluno, con un’intensificazione dei disagi per la popolazione. Non siamo contrari all’unificazione, ma temiamo che questa porti a un abbandono maggiore delle parti alte del Bellunese».

De Martin ha elencato alcune criticità che affliggono il Cadore, «dalla mancanza di personale per l’automedica a dicembre all’assenza di figure specialistiche come il geriatra, il fisiatra, il neurologo e l’otorino: queste figure gravitano su Belluno, invece dovremo averli sul territorio».

De Martin, infine, porta i numeri dell’associazione di volontariato Ada che ogni anno accompagna i residenti del Cadore a fare le visite mediche a Belluno. «Nel 2014 ha fatto 207 viaggi per 18 mila km, nel 2015 ne hanno fatti 258 percorrendo 22 mila km».

La stessa preoccupazione di veder scemare a poco a poco i servizi è stata espressa dal sindaco di Santo Stefano, Alessandra Buzzo («vigileremo sull’attività dell’Usl»), dal collega di Agordo, Sisto Da Roit, dall’assessore limanese Edi Fontana e da quello di Comelico Superiore: tutti hanno ribadito ancora una volta cosa significhivivere in montagna senza i servizi indispensabili. E hanno chiesto agevolazioni per far rimanere sul territorio i medici.

A conclusione il presidente della Conferenza dei sindaci, Jacopo Massaro ha sottolineato la necessità che con la fusione delle Usl, «vengano garantite tutte le risorse necessarie per far funzionare la sanità in montagna, senza dover chiudere i bilanci sempre in rosso». (p.d.a.)

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