I sindacati contestano l’Asca sul welfare aziendale

Non piace a Cgil, Cisl e Uil il ricorso all’esperto esterno chiamato dalla direzione «Siamo noi che trattiamo per conto dei lavoratori su loro preciso mandato»

AGORDO

«I sindacati sono gli intermediari, che contrattano per conto dei lavoratori su loro preciso mandato. Non può l’azienda contrattare direttamente coi lavoratori». È scontro tra le rappresentanze sindacali e l’Azienda speciale consortile agordina-Asca sul tema della distribuzione del salario accessorio sotto forma di welfare.



A far storcere il naso a Cgil, Cisl e Uil è soprattutto il metodo attraverso cui l’azienda ha scelto di interloquire con i lavoratori. Dopo la prima assemblea sindacale della storia di Asca svoltasi mercoledì ad Agordo, i rappresentanti sindacali avevano spiegato che avrebbero chiesto urgentemente un incontroall’azienda.

Il giorno dopo è stato l’amministratore unico di Asca, Maria Chiara Santin, ad intervenire spiegando che erano state fissate due date (25 e 26 luglio) nelle quali un advisor avrebbe dato ai lavoratori le informazioni utili per una scelta consapevole circa l’erogazione dei premi di risultato 2018.

Un metodo che non piace ai sindacati. «Colpisce – dicono Andrea Fiocco della Cgil, Simone Centa della Cisl ed Eva Pivetta della Uil – che, a più di un anno di distanza dalla costituzione dell’azienda, sia stata sufficiente una assemblea sindacale per far emergere l’intenzione da parte del datore di lavoro di erogare una parte di stipendio dei lavoratori sotto forma di welfare aziendale. Se il metodo è questo, vorrà dire che le organizzazioni sindacali convocheranno una assemblea alla settimana. Ricordiamo che i soldi di cui si parla, sono soldi che contrattualmente appartengono già ai lavoratori: ciò che è in discussione sono i criteri di erogazione».



L’idea di ricorrere ad un esperto esterno per la spiegazione di questi ultimi è considerata dai sindacati anomala. «C’è un difetto formale in questa procedura – dicono – perché normalmente la discussione della piattaforma viene fatta con le organizzazioni sindacali (che per loro natura sono esperte in questo campo), le quali poi spiegano il tutto ai lavoratori in assemblea e ne raccolgono consensi e perplessità, per poi giungere alla firma finale dell’accordo. Far presentare il progetto a un esperto scelto dall’azienda è un po’ come chiedere all’oste se il vino è buono».

Nell’incontro chiesto con urgenza alla direzione, Cgil, Cisl e Uil (che hanno individuato dei rappresentanti aziendali tra i dipendenti) intendono parlare anche «degli orari di lavoro, del carico di lavoro legato alla carenza di organico, della fruizione di ferie e permessi, dei richiami in turno per malattia del collega (che da contratto andrebbero monetizzati e non misurati come forma di disponibilità del dipendente), della reperibilità degli operatori (illegittima se non ha una contropartita economica), dei rapporti fra lavoratori e superiori, che devono essere improntati a principi di rispetto reciproco e buona educazione». —

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