I sindaci accusano: ospedali depotenziati
La Conferenza del distretto di Belluno ha votato all’unanimità la mozione che sarà approvata nei consigli comunali
BELLUNO. Contro il deponteziamento della sanità bellunese, la Conferenza dei sindaci del distretto di Belluno ha approvato ieri, all’unanimità, una mozione che dovrà essere poi votata all’interno dei singoli consigli comunali. Lo scopo è quello di chiedere la modifica delle scelte contenute all’interno dell’atto aziendale dell’Usl «per garantire a tutti i cittadini della provincia una sanità equa, forte e funzionale, come dovuto ad un territorio che per sua natura è reso fragile dalla sua vastità, dalla sua demografia e dagli scarsi collegamenti».
La mozione è arrivata dopo che alcuni consiglieri comunali del capoluogo, che sono anche medici, hanno preso in esame l’atto aziendale verificando il reale significato per l’attività degli ospedali e soprattutto per la trasformazione in hub del nosocomio del capoluogo.
«Se la sanità di montagna va finanziata così come previsto dalle schede ospedaliere, non possiamo permettere che l’ospedale San Martino venga declassato andando anche contro quelle che sono le richieste provenienti dalla Regione», ha sottolineato il presidente della Conferenza, Jacopo Massaro che ha proseguito precisando che «l’Usl ha deciso di autolimitare i servizi che possiamo avere in questa provincia con il suo atto aziendale. Noi chiediamo che in scelte di questa portata i sindaci vengano coinvolti in quanto portatori dei bisogni dei cittadini».
L’atto aziendale: la Cardiologia.
Nell’atto aziendale viene ridimensionato e depauperato il polo cardiologico del distretto di Belluno con la perdita dell’unità operativa semplice di cura intensiva coronarica e di emodinamica. «In particolare», si legge nella mozione, «saranno eliminate tutte le unità operative semplici di Cardiologia tra cui appunto quella di unità coronarica, dove vengono visti i pazienti complessi, sempre più anziani e dove le competenze sono preziose e riconosciute in ambito regionale. Perdere questa unità operativa semplice significa perdere queste competenze e l’autonomia di questo ambito della Cardiologia. Inoltre lo spostamento dell’emodinamica sotto l’area radiologica, appare incongruo rispetto alle direttive regionali vigenti che ispirano le schede ospedaliere. In particolare il servizio di Belluno, nato con orgoglio nel 2014 prima come servizio diurno e poi dal 2015 come h 24 ha permesso una ottimizzazione delle risorse ed un contenimento dei costi. Lo spostamento dunque potrebbe rappresentare un pericoloso quanto immotivato gap gestionale oltre che culturale e normativo. Inoltre proprio perché posizionata in una struttura hub, la soppressione dell’unità coronarica e di emodinamica appare contraria alle necessità del servizio che invece dovrebbe essere potenziato e valorizzato».
Anche l’unità operativa complessa di Cardiologia di Pieve di Cadore diventerà unità semplice.
Area chirurgica.
I sindaci lamentano il fatto che non esisterà un’unità semplice in carico alla Chirurgia di Belluno a fronte dell’istituzione, invece, di unità semplici in altre strutture ospedaliere, tra cui Feltre dove è stata spostata quella per la patologia epatobiliare che finora veniva fatta proprio a Belluno. E poi anche l’unità semplice di Chirurgia di Agordo passerà sotto quella complessa di Pieve di Cadore mentre oggi era in capo a Belluno.
Elisoccorso.
L’unità semplice di elisoccorso (ma non il servizio) sarà eliminata «e questo è contro il programma dell’Usl di potenziare il servizio di emergenza-urgenza, cosa che passa anche dal potenziamento del soccorso con elicottero in un momento in cui in molte regioni italiane è stato istituito e presto diventerà anche operativo nelle ore notturne, quindi h 24. Un progetto che per primi a Belluno abbiamo avviato e che invece è rimasto lettera morta», dice il consigliere Fabio Bristot, sottolineando il fatto che un servizio di questo tipo, in montagna soprattutto, è fondamentale. «L’autonomia che abbiamo rivendicato col referendum passa anche da queste azioni».
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