I sindaci agordini in sopralluogo: non ci sono stati danni
Fuggi fuggi dai luoghi di lavoro e dalle case, insegnanti al riparo sotto i banchi. Molti hanno sentito un boato e c’è chi se l’era sognato durante la notte
AGORDINO. Una catasta di legna che crolla, un incidente lungo la strada sotto casa, il marito che sposta le sedie, le figlie che saltano, il tuono che preannuncia il temporale. C’è chi la notte prima si è sognato le tre scosse e chi ha cercato di interpretare il comportamento degli animali. Il modo in cui gli agordini cercano di raccontare la percezione che hanno avuto delle scosse sismiche di ieri pomeriggio fanno capire come un evento di tal genere mancasse da tempo in vallata e come in molti non abbiano perciò subito pensato al terremoto.
«Ero qui in ufficio – dice Renato De Marco, impiegato al municipio di Voltago – e ho avvertito una sorta di ventata, come se fosse passato un grosso camion. Poi ho pensato anche che qualcuno stesse trascinando le sedie al piano di sopra. Alla faccia dell’evacuazione siamo scappati tutti fuori».
Il sindaco Bruno Zanvit era a Caviola (dove la gente si è riversata all’aperto) e solo successivamente ha raggiunto il suo comune per controllare che non ci fossero danni.
«Abbiamo fatto il giro delle frazioni e per fortuna non abbiamo registrato nulla di strano. Anche alcuni muretti a secco un po’ pericolanti non si sono mossi. Fa un certo effetto rendersi conto che l’epicentro fosse qui a due passi. A noi è andata bene: a Ischia, con una magnitudo simile, ha fatto danni seri. Però rimane un fenomeno un po’ strano: è vero che siamo nella zona 3 di sismicità, ma siamo sopra la faglia della Valsugana».
Anche a Rivamonte il sindaco Nino Deon ha fatto un sopralluogo senza tuttavia annotare problemi. Nella mente la gente ha invece ancora impresso quel rumore. Qualcuno tenta un confronto con quello del 1976. Daniela e Ilario Felici, villeggianti a Frassené, erano in casa. «Vicino Norcia dove ho vissuto – dice Ilario – con le scosse si conviveva. Oggi abbiamo sentito questo rumore. Ho chiamato subito i vigili del fuoco e mi hanno detto che ero il primo che telefonava». La farmacista di Frassené, Laura Franceschinelli, era a Falcade. «Pensavo fosse caduta la catasta della legna – dice – e poi ho pensato al Focobon, immaginando fosse crollata la montagna».
Dino De Marco, di Frassené, ha invece lasciato la propria abitazione per andare a vedere se ci fosse stato un incidente stradale. «Niente che oscillasse come invece nel ‘76 – dice Augusto Riva a Voltago – ma un tonfo come se un’auto o un camion si fossero schiantati contro il muro».
«Ero in bottega – aggiunge Duilio Da Campo – un colpo sordo, ma al piano di sopra non c’era nessuno: ho fatto il giro del bancone e sono uscito». A Cencenighe gli insegnanti stavano facendo riunione. Alla prima scossa si sono guardati, si sono messi sotto i banchi e poi sono usciti.
«Stavo scrivendo un messaggio – dice Piergiorgio De Bastiani di La Valle – la casa ha tremato, ma non erano le mie figlie che saltavano». «Un boato seguito dalla vibrazione della casa – per Andrea Fossen di Rivamonte – la mia vicina pensava che fosse stato il marito a spostare le sedie e una mia amica mi ha fatto notare che gli uccelli erano tutti zitti».
E se su WhatsApp c’è chi ironizza sul fatto che i nordcoreani avessero sbagliato obiettivo e a Voltago su un segnale della madonna di Piandison nell’80° delle apparizioni, c’è anche chi il terremoto se l’era sognato la notte prima. «Stamattina quando mi sono svegliata – dice Federica Soppelsa del Bar Daisy di Rivamonte – ho ripensato alle tre scosse che avevo percepito in sogno».
(g.san.)
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