«I sindaci devono intervenire a sostegno dei loro cittadini»
BELLUNO. «Ricorrere allo sciopero per ogni organizzazione sociale è l’ultima spiaggia. Questo vale ancora di più per i medici, responsabili professionali e morali della salute e del benessere dei...
BELLUNO. «Ricorrere allo sciopero per ogni organizzazione sociale è l’ultima spiaggia. Questo vale ancora di più per i medici, responsabili professionali e morali della salute e del benessere dei cittadini. Non vorremmo creare disagio ai nostri pazienti, ma questa è una battaglia che facciamo anche per loro, perché possano avere sul territorio i servizi previsti dalla Regione. Questa sofferta decisione è stata presa dopo aver constato che da parte degli uffici regionali non c’era alcuna voglia di dialogare con noi. La speranza è che queste azioni di protesta possano servire a cambiare il clima e a portarci ancora una volta al tavolo per trattare».
Il presidente dell’Ordine dei medici e della Federazione medici di medicina generale (Fimmg) Umberto Rossa lancia un appello anche ai sindaci affinché «si muovano insieme a noi a tutela della sanità e della salute dei loro cittadini, che si ritrovano con posti letto tagliati, ma nessun servizio sul territorio per la cura dei pazienti. Altrimenti rischiamo che siano le famiglie a doversi prendere carico dei malati, come sta accadendo ora».
La misura è colma. Di medicine di gruppo integrate in provincia ne sono state attivate quattro: a Belluno, Feltre, Longarone-Zoldo e Comelico-Sappada, mentre restano in stand-by quella di Cesiomaggiore (che comprende anche Santa Giustina e San Gregorio nelle Alpi) e di Fonzaso (con Lamon e Arsiè). «Una è in attesa del via libera del Crite, l’altra è in fase organizzativa, senza considerare che in questo modo progetti e investimenti economici dei medici vengono messi in forte discussione di fronte all’evidente blocco delle autorizzazioni».
Rossa evidenzia come per le medicine integrate si prevesse in un primo momento la fornitura da parte della Regione del personale infermieristico e anche del medico specializzato per assistere meglio i pazienti sul territorio. «Ma se all’inizio queste figure dovevano essere a carico della Regione, ora invece tocca a noi medici di famiglia pagare», precisa ancora il presidente del sindacato medico, che si dice «seccato, irritato con Venezia per questo comportamento». «Basti pensare a quello che sta avvenendo nelle case di riposo, dove si aumenta l’impegno orario dei camici bianchi, a fronte di un aumento economico irrisorio».
«Come categoria», conclude Rossa, «ci siamo sempre impegnati sul fronte della razionalizzazione della spesa farmaceutica, che ha portato a 14 milioni di euro di risparmi. Vogliamo che questi soldi siano reinvestiti sui servizi territoriali».
(p.d.a.)
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