I sindaci dicono no alla week surgery

Agordo. Nella riunione di ieri sul futuro del reparto di Ortopedia passa la linea dura: chiesto un tavolo tecnico a Zaia
Di Gianni Santomaso

AGORDO. Sì a una nuova richiesta di incontro a Zaia, no alla proposta Regione-Usl sulla week surgery di ortopedia. Su questo, ieri alle 19.20 nella sede dell'Unione montana, i sindaci agordini hanno ritrovato la compattezza smarrita (ma il Comune di Agordo ha annunciato l'uscita dal gruppo di lavoro sulla sanità). Lo hanno fatto dopo più di due ore di dibattito prima e durante il quale era difficile capire quale sarebbe stato l'epilogo. «Mi impegno personalmente – ha chiuso il presidente dell'Unione montana, Fabio Luchetta, che aveva convocato l'incontro – a passare comune per comune a raccogliere le firme dei sindaci».

Firme che andranno apposte in calce a un documento che sarà diviso in due parti: una lettera di nuova richiesta di incontro politico a Zaia (dopo che la prima era andata a vuoto) e il testo redatto la scorsa settimana dal sindaco di Taibon, Silvia Tormen, nel quale si chiede alla Regione che «non si proceda attualmente all’adozione di alcun atto amministrativo» e «al più presto si apra un tavolo tecnico-politico, costituito da una rappresentanza politica regionale, da una rappresentanza tecnica del settore sanitario e da una rappresentanza amministrativa locale».

Passa dunque la linea dura, quella invocata dai giovani, quella per cui, per dirla con le parole di Silvia Tormen, «gli amministratori non faranno da stampella» a una proposta di emendamento delle schede regionali fatta perché «altrimenti l'Usl non saprebbe come gestire l'inverno». Quella, infine, per cui «la responsabilità è della Regione e dell'Usl e non dei sindaci». Che, però, come ha ricordato il sindaco di Agordo, Sisto Da Roit (che ha inserito la discussione nello scenario legislativo e programmatico attuale che prevede pure l'Usl unica), devono «essere consapevoli delle conseguenze». Anche Paolo Frena, sindaco di Colle Santa Lucia, invita alla prudenza: «La determinazione è fondamentale – dice rivolto a Silvia Tormen - ma in alcuni casi poi la paghi».

Cosa succederà se Regione e Usl andranno avanti lo stesso con la week surgery? Cosa succederà se Zaia dovesse un'altra volta voltarsi dall'altra parte? Il sindaco di Canale, Rinaldo De Rocco, ha abbozzato una proposta. «Nel caso cosa facciamo? - ha chiesto - Incassiamo o, visto che stanno violentando il territorio, dobbiamo diventare violenti anche noi? Che non vuol dire andare con la fascia a Venezia e poi farla fuori a tarallucci e vino. Ci vuole qualcosa di più eclatante. Ci incateniamo da qualche parte per qualche giorno? O facciamo qualcos'altro? Ci stanno tirando per i capelli». Moreno De Val, sindaco di San Tomaso, concorda. Altri non sono convinti. Ieri sera bisognava però stare al qui e ora. E il presidente dell'Unione montana ha cercato di farlo a più riprese. In avvio era stato lui a ricordare (poi appoggiato da Bruno Zanvit, sindaco di Voltago) come un anno fa l'Agordino si era compattato e come oggi, invece, qualcosa si sia rotto. Gianni Ferrini, vicesindaco di Falcade e membro del gruppo di lavoro, non tira indietro nell'indicare i segni delle spaccature: il «dito puntato contro me e Silvia», gli «elefanti nella cristalleria», le telefonate ai giovani «perché se ne restassero fuori».

A quel punto il sindaco di Alleghe, Siro De Biasio, chiede di lasciar da parte i «processi retroattivi» e di «guardare avanti». De Val incita: «Dobbiamo uscirne forti e uniti». Intanto, però, Tormen fa capire che per arrivare a questo bisogna prima venire a capo di alcune questioni nate all'interno del gruppo di lavoro. Luchetta l'appoggia: «Rimango qui fino a domani mattina purché si risolva tutto». Si attende Andrea De Bernardin (Rocca Pietore): «Se vogliamo fare muro contro muro con la Regione – dice - io non ci sto». Alla fine, però si dirà pronto «a far pressione su Gidoni per l'incontro». Ivano Dall'Acqua (Selva), chiede scusa per l'infelice uscita di venerdì scorso, ma vuole un «documento apolitico in cui non vengano piantare bandierine». Da ieri sera, intanto, ad Agordo è tornata a sventolare quella dell'unità.

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