I sindaci: «Strade, scuole, ambiente: qui servono più risorse»

I primi cittadini rivendicano strumenti per garantire servizi ai cittadini: «Le nostre difficoltà sono oggettive, non stiamo facendo semplici lamentazioni»

BELLUNO. Un sì per governare il territorio. Per dare ai sindaci gli strumenti per garantire i servizi agli abitanti. «Non possiamo pensare di tutelare i cittadini sui servizi essenziali senza risorse. È inimmaginabile», ha detto chiaramente il sindaco di Comelico Superiore Marco Staunovo Polacco spiegando le ragioni che stanno alla base del referendum. Il Bellunese lancia il suo (ultimo) grido: qui non ce la si fa più. «I cittadini devono sapere come stanno le cose: se le strade non sono mantenute, se ogni anno le corse dei trasporti pubblici diminuiscono e se non vengono fatti interventi di difesa del suolo, è perché mancano le risorse. Con il referendum vogliamo manifestare le nostre difficoltà, che sono oggettive e riguardano servizi essenziali: viabilità, scuole, difesa idrogeologica».

Dopo il 22 ottobre il Bellunese «non diventerà come Trento e Bolzano, dobbiamo dire la verità ai nostri cittadini», ha aggiunto il presidente della Provincia Roberto Padrin. «Ma abbiamo un’occasione e un’opportunità per far sentire che Belluno c’è, per dare un segnale di unità e per rivendicare quel che ci spetta. Vogliamo avere infrastrutture migliori, scuole sicure, competenze per l’autogoverno del territorio che le leggi statali e regionali hanno previsto, ma non sono ancora state attuate».

Sul palco sono saliti per primi i sindaci, testimoni di cosa significhi amministrare facendo i conti, quotidianamente, con un portafoglio sempre più vuoto. «Non sono un indipendentista né un separatista, sarò sempre un promotore dell’unità del Paese, ma sarò anche sempre fortemente contrario alle ingiustizie», ha detto Jacopo Massaro, sindaco del capoluogo. «E l’ingiustizia si concretizza nell’impossibilità materiale di governare il territorio, di dare servizi ai cittadini, a causa di strumenti normativi inadeguati e antistorici».

Da qui parte la rivendicazione dei sindaci: dateci più risorse e dateci la competenza per gestire il territorio. Alcuni territori quegli strumenti li hanno, ha aggiunto Massaro: «Potremmo averli anche noi, Stato e Regione devono attuare le leggi che ci sono e che definiscono la nostra specificità».

Accorato l’intervento di Paolo Perenzin, sindaco di Feltre, che ha coinvolto il pubblico con le sue parole. «In questi anni abbiamo subito un taglio di risorse da parte dello Stato inaccettabile. Nonostante il riconoscimento, sulla carta, della specificità delle Province montane, questo è stato il trattamento cui siamo stati sottoposti». Perenzin si è appellato a Stato e Regione, affinché attuino le leggi e trasferiscano competenze e risorse alla Provincia di Belluno e considerino che vivere in montagna significa meritare un occhio di riguardo: «Invece quando ci va bene veniamo trattati come gli altri. Non crediamo che esista una nazione bellunese, ma crediamo che chi vive in montagna abbia problematiche diverse dalle persone che vivono in pianura. Per secoli gli uomini e le donne di questa terra hanno contribuito, silenziosamente, allo sviluppo del Paese, con scelte spesso calate dall’alto. Ora questo schema non funziona più. E il nostro non è un lamento, ma la rivendicazione di quello che serve al nostro territorio».

 

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