I sindaci veneti si ribellano"Tutti uniti contro la manovra"
I sindaci dei sette capoluoghi hanno deciso di stendere un documento con alcune proposte da sottoporre al governo, ma prima ancora al presidente della Regione Luca Zaia, che incontreranno martedì prossimo
BELLUNO.
Ingerenza nell’autonomia organizzativa degli enti, violazione della legge sulla contabilità pubblica, assoluta incoerenza con la legge sul federalismo fiscale, totale sproporzione nell’attribuzione dei tagli, ripercussioni negative sulla crescita del Paese, effetto devastante sui servizi ai cittadini e sugli investimenti in infrastrutture. E’ una bocciatura dettagliata in 14 argomenti quella dei Comuni nei confronti della manovra finanziaria e a questo punto l’Anci è pronta ad avversarla in ogni modo, con la protesta di domani a Roma, ma anche anche sottoponendo il decreto (se resterà così) al vaglio della Corte Costituzionale. Nel Veneto però c’è una consapevolezza in più: il contenimento della spesa, qui, è iniziato già dal 2004 e resta ben poco da erodere. Ne hanno parlato, ieri mattina a Verona, i sindaci dei sette capoluoghi che hanno deciso di stendere un documento con alcune proposte da sottoporre al governo, ma prima ancora al presidente della Regione Luca Zaia. L’appuntamento con il governatore è per martedì prossimo e la speranza dei sindaci è che sia l’occasione per unire il Veneto: Comuni, Province e Regione insieme in un’unica battaglia per chiedere di rivedere la manovra, rendendola meno iniqua nei confronti del nord virtuoso e anticipando i meccanismi principali del federalismo fiscale, come la spesa standard e la riscossione diretta di alcune imposte. Non c’è più confine politico nel grido d’allarme degli amministratori locali, tanto che il sindaco leghista di Treviso, Gian Paolo Gobbo, arriva a suggerire «un’azione incisiva di obiezione fiscale».
Le formiche come le cicale.
A Verona, per Belluno, c’era l’assessore Marco Da Rin Zanco, ma il sindaco Antonio Prade è stato in constante collegamento telefonico. «Il giudizio sulla manovra è di pollice verso», dice Prade, «perché non distingue i virtuosi dagli scialacquatori, le cicale dalle formiche». Chi sperava di essere entrato nell’era del federalismo è tra i più delusi, perché non c’è alcuna previsione di costo standard. «Chiediamo che la manovra non tiri una riga su tutto, ma che anticipi il federalismo fiscale. Noi non vogliamo essere i sindaci della protesta, portiamo idee e siamo disponibili ai sacrifici».
Le richieste.
Il canovaccio elaborato dai capoluoghi veneti è chiaro: meccanismi correttivi che premino i Comuni virtuosi; basare la manovra sui costi standard, unico modo per premiare la responsabilità; parità fra Stato, Regioni ed enti locali nel contenimento della spesa pubblica; anticipo delle norme del federalismo fiscale per consentire ai Comuni entrate proprie non aggiuntive ma sostitutive delle imposte dello Stato; partecipazione ai benefici della lotta all’evasione tributaria al 50%; solidarietà al presidente della Regione contro i tagli indiscriminati tra le Regioni italiane, tagli che colpiranno i cittadini su assistenza, scuola e asili nido, trasporto pubblico, ambiente.
Coinvolgere la Regione.
L’effetto cascata, con ulteriori tagli anche da parte della Regione, è un’altra delle preoccupazioni dei sindaci e per questo motivo è stato chiesto un incontro a Zaia: «Non sappiamo», continua Prade, «se il governatore ci appoggerà, ma martedì andiamo a chiedergli se possiamo fare questa battaglia insieme, anche con le Province. Serve un passo avanti da parte del territorio, andando oltre le forze politiche, perché l’emergenza vera non è la buca nell’asfalto, ma gli strumenti che ci impediscono di riparare quella buca».
Gli altri sindaci.
Ieri i sindaci di Pdl, Lega Nord e Pd parlavano la stessa lingua. «Se la manovra non verrà cambiata», dice il sindaco di Verona Flavio Tosi, «il mio Comune avrà solo due alternative, entrambe inaccettabili: ridurre i costi del sociale o aumentare le tasse». Tosi cita i dati Ifel: da Roma compresa in giù, il sud continua a ricevere dallo Stato circa il doppio del nord. Il sindaco di Vicenza Achille Variati insiste: «Reputiamo che la manovra sia iniqua, perché non vi è alcun meccanismo di premialità nei confronti dei comuni virtuosi». «Lanciamo un grido di allarme perché, con questa manovra, le difficoltà per i cittadini si presenteranno davvero drammatiche», dice il sindaco di Padova Flavio Zanonato. «E’ importante rilevare la preoccupazione condivisa da tutte le amministrazioni locali venete», dice il sindaco di Treviso Gian Paolo Gobbo, «esistono due sistemi d’Italia, con differenze concrete di cui questo governo non ha tenuto conto. Sarebbe un segnale forte nei confronti dello Stato attuare un’azione incisiva di obiezione fiscale, per riuscire a trattenere sul territorio risorse da convertire direttamente a sostegno di interventi sociali primari, oggi seriamente a rischio». Il sindaco di Rovigo Fausto Merchiori: «Si rischia di portare i Comuni ad una complessiva incapacità gestionale». «C’è grande disparità nel chiedere agli enti locali italiani di intervenire per il risanamento del Paese», dice il vicesindaco di Venezia Sandro Simionato. «Nei Comuni veneti sprechi non ce ne sono più», osserva Da Rin Zanco.
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