I soccorritori bellunesi all'hotel Rigopiano: «Li abbiamo salvati, che grande gioia»

Dall’inferno di neve il racconto dei vigili del fuoco e degli uomini del soccorso alpino partiti dal Bellunese e dal Veneto

BELLUNO. Le urla di gioia hanno un chiaro accento veneto. E infatti ci sono bellunesi e veneti nell’inferno dell’hotel Rigopiano, che stanno estraendo i sopravvissuti dalla enorme slavina che ha schiacciato l’albergo.

Quaranta bellunesi nell’inferno di neve

«Eravamo lì quando hanno tirato fuori i primi superstiti, abbiamo scavato ininterrottamente da quando siamo arrivati... È stata una giornata carica di gioia e di speranza: ho visto tirare fuori il bambino, poi la mamma e ora attendiamo che si riesca a trovare il modo di fare uscire anche gli altri che stiamo cercando di raggiungere».

Massimo Bortot, caposervizio dei vigili del fuoco di Belluno ha scavato con altre decine di vigili e con gli uomini del soccorso alpino. Prima esce il bambino, poi la mamma, poi gli altri. E altri ancora vengono individuati. Con Bortot c’è il suo collega Roberto Bogo (il terzo vigilie del fuoco partito da Belluno, Mauro Sovilla, è stato dirottato nel Teramano).

Dietro il resort sepolto dalla valanga di neve, in Abruzzo, ieri c’erano anche gli uomini del Soccorso alpino bellunese: in otto sono scesi in centro Italia.

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«Giovedì non si pensava di trovare ancora vive delle persone, sotto tutto questo disastro», commenta Bogo. «Si sono salvate all'interno di una cavità: hanno potuto respirare, non sono state sepolte dalla slavina. Il bambino e la donna che sono usciti per primi sono stati trasferiti in ospedale. Per arrivare agli altri ora bisogna lavorare ancora», dice quando è il primo pomeriggio: «C’è infatti altro materiale che li divide dai soccorritori. Qui diamo tutti una mano a scavare e questi ritrovamenti ci danno la forza di andare avanti. Magari riuscissimo a trovarli tutti vivi. Ma ora bisogna fare silenzio: altrimenti non si sentono le voci dei sopravvissuti».

I vigili sono partiti con il gatto delle nevi dal distaccamento di Belluno, ma sono arrivati con gli sci all’hotel Rigopiano: «Non riuscivamo a salire con i mezzi della colonna, così abbiamo preso gli sci e abbiamo raggiunto quel che resta dell’albergo» racconta Bortot. «Stiamo scavando da giovedì, con gli altri gruppi di soccorritori di Piemonte, Toscana, Roma, Pisa. Dentro nell’albergo ora ci sono le squadre Usar (Urban search and rescue, ndr), squadre specializzate a infiltrarsi nei cunicoli che stanno cercando di andare avanti».

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A sondare la neve ci sono anche gli uomini del soccorso alpino. Otto sono al lavoro, dei trenta partiti da Veneto l’altro ieri. E altri venti partiranno questa mattina per dare il cambio ai primi arrivati. Ieri sera la nevicata era ripresa, ma nonostante questo tutti hanno continuato a lavorare.

Il soccorso alpino si trova più a valle rispetto al punto da cui sono usciti la donna e il bambino. La struttura è ricoperta da 5-6 metri di neve. Impegnate ci sono le squadre del soccorso alpino del Veneto, Abruzzo, Lazio, Lombardia, Molise e Piemonte. Altre squadre del Cnsas sono state dislocate in altre zone del Teramano, e altri ancora a Valle Castellana, isolata da domenica. Nelle zone disastrate stanno lavorando anche i tecnici comunali di diversi comuni bellunesi, con i loro mezzi.

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