«I soldi per l’Usl 2 devono restare qui»

I sindaci “blindano” gli strumenti acquistati con fondi Odi e donazioni. Balen: «Rischiano di finire a Belluno e poi a Treviso»
Feltre, l'ospedale Santa Maria del Prato
Feltre, l'ospedale Santa Maria del Prato

FELTRE. I soldi per gli ospedali feltrini restino nel Feltrino, anche quando ci sarà una sola Usl. A partire dai fondi Odi investiti in attrezzature per gli ospedali di Feltre e Lamon, che saranno vincolati: qualsiasi strumento si acquisti per le sale operatorie del futuro o per il centro di riabilitazione dell’altopiano, non prenderà la strada del San Martino di Belluno, nemmeno quando le due Usl si uniranno in una sola azienda sanitaria Dolomiti.

È questo il patto che hanno fatto i sindaci, destinatari dei fondi di confine, che intanto mettono un vincolo su quanto si acquisterà con i soldi pubblici. E poi invitano cittadini o associazioni benemerite a specificare, per ogni donazione, la destinazione d’uso del presente e del futuro per il Santa Maria del Prato.

Non va per il sottile Michele Balen, sindaco di Cesiomaggiore e vicepresidente della Unione montana feltrina quando spiega la scelta di investire, al lordo della compartecipazione finanziaria regionale che dovrebbe tradursi in quattro milioni distribuiti fra i due ospedali, «quattro milioni di euro per dotare la piastra chirurgica di tutto quello che serve, e sei milioni per completare l’opera di ristrutturazione dell’ospedale di Lamon».

«Dobbiamo ancora perfezionare dal punto di vista giuridico, la modalità di applicazione del vincolo», dice Balen. «Si potrebbe pensare a una cessione in comodato di tutto ciò che viene acquistato con i nostri fondi, oppure che venga formalizzata una clausola. Perché è inutile girare intorno alle cose: oggi che l’Usl di Feltre ha ancora autonomia, le cose restano a Feltre. Ma domani potrebbero anche essere trasferite all’ospedale di Belluno. E nulla impedisce di pensare che dopodomani lo scippo avvenga in contesto di area vasta, magari a Treviso».

L’ipotesi di mettere sotto chiave milioni di investimenti è condivisa anche dal presidente uscente dell’Unione montana, Federico Dalla Torre. Che spiega: «Abbiamo deciso di comune accordo di rompere gli indugi e contribuire alla consegna della piastra chirurgica come opera finita che sarà dotata di strumenti e apparecchiature in sintonia con la valenza extraregionale di riferimento del Santa Maria del Prato. Per questo intervento si prevedono quattro milioni di euro, di cui due dalla Regione, mentre per l’intervento (che è anche strutturale) di Lamon, l’importo è di sei milioni, con la compartecipazione finanziaria della Regione di altri due milioni. L’investimento dei comuni di confine è possibile perché, una volta approvata la convenzione con Trento e Bolzano che darà adito alla progettazione, arrivano in cassa i soldi delle sei annualità di area vasta».

Laura Milano

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