I testimoni d’accusa non parlano di Fabio

Processo Vettorel, sette ore di udienza per ascoltare un camionista e una poliziotta ma il giovane feltrino non viene citato
FELTRE. Prima udienza dell’anno per Fabio Vettorel, il giovane feltrino sotto processo ad Amburgo per i disordini attribuiti a un corteo di protesta contro il G20, nel quale anche lui stava marciando all’alba del 7 luglio.


L’ottava convocazione è iniziata alle 9 in punto all’Amtsgericht (tribunale distrettuale) di Altona. Ci sono volute quasi sette ore per ascoltare i due testimoni chiamati in causa dal pubblico ministero per dimostrare quanto fosse violenta la manifestazione sulla Rondenbarg, strada del quartiere Bahrenfeld a nord della città che puntava dritto verso il cuore delle rimostranze.


Il primo testimone annunciato era l’autista di un camion rimasto bloccato dietro alla marcia: «Ha raccontato di aver visto qualcuno mettere delle piccole pietre in mezzo alla strada come a voler ostacolare il traffico», spiega la madre di Fabio, Jamila Baroni, al termine del dibattimento, «alla fine ha fatto intendere di aver visto poco altro. Era un po’ scocciato perché non poteva proseguire con il suo mezzo, ma quando gli è stato chiesto se avesse visto altro, ha risposto di non aver visto nulla, nemmeno lanci di sassi». E benché meno di aver visto Fabio, fermo o in azione.


La seconda testimone era una poliziotta in borghese che stava seguendo il corteo in bicicletta. «Ha parlato di guerriglia urbana, di lanci di pietre, di manifestanti di sinistra infervorati contro le leggi della polizia, dell’ordine democratico, della globalizzazione», riassume la madre, «ha raccontato di aver visto due fermate dell’autobus completamente distrutte, ma è stata subito contraddetta quando le è stato fatto notare che la società che gestisce il trasporto pubblico ha sporto denuncia soltanto per la sola rottura di una bacheca di vetro recante gli orari dei pullman, e questo non a margine del corteo, ma un mese dopo. Quindi dimostrando che i fatti potrebbero non essere correlati». La donna avrebbe inoltre visto gli autori delle scritte spray sui muri “No G20”.


Nemmeno in questa seconda audizione è mai stato fatto il nome di Fabio. Non è stata discussa nemmeno la denuncia contro ignoti per i danni a un’automobile parcheggiata nelle vicinanze i giorni degli scontri. Forse perché considerata una prova non rilevante.


Al termine dell’udienza sono arrivate due buone notizie per Fabio: l’obbligo di firma è stato ridotto da tre a due giorni (il lunedì e il giovedì) ed è cambiato anche il Commissariato dove presentarsi, che è più vicino a dove abita con la madre, quindi decisamente più comodo da raggiungere. Il prossimo appuntamento in aula è dalle 9 alle 16 di martedì 23 gennaio.


Gli avvocati difensori Heinecke e Timmermann stanno preparando le ultime carte da scoprire nel corso delle prossime udienze, nella speranza ancora concreta di poter dimostrare l’innocenza dell’attivista feltrino.


Francesca Valente


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