I testimoni si contraddicono: per Fabio un’udienza positiva

Sette ore per ascoltare due poliziotti, ma la difesa di Vettorel porta a casa punti preziosi I legali del diciannovenne feltrino chiederanno il via libera al suo ritorno a casa per le feste natalizie
AMBURGO. Ad Amburgo tira un’aria diversa. Perché è arrivato papà Roberto Vettorel a dare manforte al figlio Fabio e a Jamila, perché l’udienza di ieri è andata particolarmente bene, nonostante la durata, e perché sembrano esserci i margini perché Fabio possa esplorare altre terre anseatiche. Basta rispettare l’obbligo di firma.


Fino ad oggi Fabio si è recato al Commissariato di polizia numero 25 di Altona per tre volte e lo ha fatto senza problemi. Il suo rilascio dalla carcerazione preventiva procede senza intoppi da lunedì scorso, ma il regalo più bello potrebbe arrivare a breve. Gli avvocati Heinecke e Timmermann infatti chiederanno se Fabio può tornare in Italia per trascorrere le festività natalizie a casa, con la famiglia riunita.


La risposta non è scontata, ma visto com’è cambiato il clima delle ultime udienze non è nemmeno da escludere.


Altra novità è che Fabio potrà uscire da Amburgo, per farsi un giro a Lubecca per esempio, «l’importante è che sia sempre presente per firmare nei giorni prefissati», precisa mamma Jamila Baroni, che da metà luglio sta attraversando con lui ogni ansia e saliscendi di questo processo.


Ieri c’è stata la settima udienza a carico del 19enne feltrino per le proteste contro il G20. L’udienza all’Amtsgericht di Altona è iniziata alle 9 ed è terminata alle 16. Quasi sette ore per ascoltare solo due testimoni. Il primo è stato Gemar, agente del gruppo speciale operativo Blumberg preposto a caricare i manifestanti. «Si è contraddetto su una serie di cose», racconta Jamila al telefono, «durante la mattinata abbiamo riguardato i video e non ha saputo riconoscere il veicolo sul quale si trovava, dicendo di essere prima su uno poi sull’altro. Lui era seduto nell’ultima fila di un camioncino ed era coperto da 3 file di persone, ma nonostante questo dice di aver visto attraverso il tettuccio aperto una raffica di sassi volare: non si capisce come abbia fatto, era impossibile da quella posizione».


La difesa sta valutando di invitare a processo gli altri quattro poliziotti seduti vicino a lui, in modo da sentire la loro versione del presunto lancio di pietre.


«Una cosa ci ha rassicurati», aggiunge la madre, «Gemar ha detto di aver visto Fabio alle 9.10 di quel 7 luglio quando gli ha chiesto di poterlo identificare, e lo ha trovato collaborativo». Questo resoconto dei fatti era già stato protocollato il 31 agosto, come nel caso di altri agenti, ma è stato probabilmente condizionato dalla visione dei video girati quel giorno. Altro lato oscuro di questo processo.


Nella seconda parte è stato sentito il collega di un teste già interrogato, che però ha contraddetto la sua versione dicendo di non aver visto affatto duecento persone vestite di nero.


«Dice anche di aver visto delle pietre per terra, ma dal video non si vedono. Stando a certe testimonianze sembrerebbero grandissime, come mattoni, ma non si capisce perché nessuno le abbia viste o raccolte». Tutti aspetti che saranno chiariti nelle udienze del prossimo anno. Si riparte il 3 gennaio.


Francesca Valente


Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi