I tre operai ustionati ancora in gravi condizioni: le indagini sono ferme
BELLUNO
Gli operai stanno male. Sono sempre in prognosi riservata, anche se qualche piccolo miglioramento c’è stato. I tre ustionati nell’esplosione della stazione ferroviaria di Belluno non sono ancora in grado di parlare e il sostituto procuratore Marco Faion non può interrogarli per farsi spiegare cos’è successo di preciso, in quel pomeriggio del 24 settembre. Di conseguenza, non ci sono iscritti nel registro degli indagati. L’unica certezza che sta già maturando è che le lesioni di Bruno Buono Da Silva, Valentino Martina e Natalino Paschetto saranno aggravate per via della durata della prognosi. Ci vorranno senz’altro più di 40 giorni per essere considerati fuori pericolo e guarire, nel frattempo l’area esterna al magazzino rimane sotto sequestro.
Secondo la ricostruzione della prima ora, i tre stavano maneggiando una bombola di ossigeno vicino al motore di una ruspa, quando è scoppiato il serbatoio, provocando un boato sentito in tutta la città e soffrendo conseguenze molto pesanti. Stavano facendo dei lavori di manutenzione della ferrovia, nell’ambito del progetto di elettrificazione della linea.
Il 31enne brasiliano Da Silva è stato portato al centro grandi ustionati dell’ospedale Niguarda di Milano. Ha riportato ustioni sul 40 per cento del corpo, in parte di terzo grado e in parte di secondo, sul volto, sul tronco del corpo, sulle braccia e sulle gambe. Martina, 53 anni, friulano di Tarvisio, si trova ricoverato nel reparto di Rianimazione dell’ospedale di Verona, dove è stato trattato come ustionato. Ha riportato ustioni sul 50 per cento del corpo. Paschetto, 53enne residente a Sesto al Reghena, in provincia di Pordenone, è stato elitrasportato a Padova, dove è stato ricoverato nel reparto grandi ustionati. Il paziente ha sofferto ustioni di secondo grado sul 25 per cento del corpo. È quello che sta un po’ meglio.
Quando sarà possibile, diranno cosa è successo e perché, oltre a specificare se stavano operando in condizioni di sicurezza e se erano stati formati adeguatamente sui rischi che stavano correndo. A quel punto, sarà possibile precisare il numero e i nomi degli indagati per lesioni aggravate. —
Gigi Sosso
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