I volontari sistemano il muretto crollato lungo la Calmada
BELLUNO. Era venuto giù in un attimo, rovesciando sulla ghiaia un mucchio di sassi pregiati. I muretti a secco sono un patrimonio storico del territorio e dev’essere stato proprio questo il pensiero che ha animato un gruppo di volenterosi cittadini di Sossai, che lo hanno sistemato. I sassi sono tornati al loro posto, il muretto è tornato a proteggere la piccola scarpata e la strada bianca sottostante. La Calmada, che in quel tratto ha mantenuto il suo carattere originario, con la ghiaia. Il nastro di asfalto si è fermato poche decine di metri più a valle.
Il muretto era crollato il 23 maggio. Ad accorgersene era stata il giorno successivo la signora Michela Nogarè, che ha una casa proprio di fronte al punto in cui i sassi si sono rovesciati sulla strada. Lo stesso giorno, facendo una camminata, un gruppo di residenti a Sossai, aveva visto la stessa scena.
«Immediatamente avevamo pensato di sistemarlo», racconta Silvano De Salvador. «Ci siamo guardati in faccia, abbiamo pensato che sarebbero bastate poche persone e ci siamo attivati». In fretta, perché c’era un rischio: «Che quei sassi sparissero», continua. «È già successo. Qualche tempo fa era crollato un altro muretto, più su rispetto a questa zona, e i sassi erano stati portati via».
La particolarità dei muri a secco sono i sassi che li compongono, dunque i cittadini di Sossai, insieme ad alcuni amici delle frazioni vicine, si sono dati da fare. Sono bastati due fine settimana di lavoro per rimettere in sesto il muretto. «Abbiamo utilizzato solo i sassi che erano caduti, e niente malta, assolutamente», aggiunge De Salvador. Il quale aveva chiesto al Comune se ci sarebbero stati problemi a effettuare l’intervento, considerando che dovrebbe occuparsene il pubblico.
«Quel muretto insiste su terreni di uso civico, dunque ci hanno detto che potevamo sistemarlo noi. Alcuni dei volontari che sono intervenuti fanno parte del gruppo che effettua piccole manutenzioni per conto del Comune. In ogni caso, se qualcuno dirà che non potevamo intervenire, potremo sempre demolirlo e lasciarlo sistemare ad altri», conclude con un sorriso De Salvador.
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