I volti e la montagna nelle opere di Chiani
CAMPOLONGO DI CADORE. Chiani, le donne, il Comelico. Un'interessante personale del pittore toscano, al secolo Mauro Chiavaccini, è aperta fino a domenica prossima, 23 agosto, in piazza San Giacomo a Campolongo di Cadore. Nella mostra ritornano i temi cari al maestro: volti intensi, segnati nello sguardo dall'attesa e dallo stupore, dal dolore e dalla malinconia; accanto ai paesaggi di montagna, omaggio ad una terra che lo ha adottato come un figlio.
«Un tributo ad un territorio che mi ha prima accolto e poi conquistato, fino a sentirlo pienamente mio», sottolinea Chiani. Molto interessanti anche i disegni a china che fungono da studio e che rivelano, nei pochi tratti, tutta la capacità che questo pittore ha nel saper cogliere gli atteggiamenti ed i sentimenti; un'intensa lettura psicologica trasposta nell'essenzialità del segno.
Questa di Campolongo è una mostra più intimista rispetto a quella in cui, qualche anno fa a Santo Stefano, tornavano i ricordi degli anni '70 vissuti a Roma ed intrisi di politica e di partecipazione sociale; al centro le borgate degli emarginati, degli ultimi, di un'umanità sofferente nella sua dignità, in attesa di un riscatto che forse non arriverà mai, ma che viene agognato nelle sue declinazioni quotidiane. D'altra parte, questa esposizione è dedicata a temi più personali rispetto a quelli delle grandi tele dedicate al sacro (alcune delle quali sono in mostra proprio in questi giorni nella canonica della Chiesa di Lorenzago) a cui peraltro Chiani si è intensamente dedicato, da laico qual è, nel tentativo di rappresentare l'essenzialità del messaggio cristiano ricondotto alla potenza del verbo originario.
Il pittore toscano non ha mai negato la sua predilezione per le persone, «perché sono i volti e gli atteggiamenti che raccontano la vita». Ma ricorda poi che è stato proprio il Comelico, con la forza della sua natura ancora incontaminata e straordinariamente affascinante, a condurlo, in anni più recenti, verso la rappresentazione del paesaggio. Un soggetto per certi versi nuovo, dunque, ma interpretato magistralmente, come dimostrano le vedute invernali ed estive di Sappada e Santo Stefano, con orizzonti sulle rispettive vallate; dettagli della stessa Campolongo; boschi e cieli accarezzati dalla luce nelle diverse ore del giorno, che in montagna modificano in pochi attimi colori e tonalità.
E nel percorso che, in oltre quaranta anni di attività, ha condotto questo pittore nativo di Cecina (Livorno) da via Margutta (Roma) a Campolongo di Cadore (il paese dove attualmente risiede), non poteva poi mancare un altro dei suoi temi caratteristici, ovvero i nudi di donna, spesso racchiusi a difesa dell'intimità, a volte timorosi, sovente stupiti dinanzi allo sguardo dell'artista. Fra questi anche una bella tela di una madre che protegge la sua creatura, quasi a nasconderla, con un abbraccio naturale e vitale, dalla brutalità del mondo. Quadri ad olio su tela in cui la forza del colore ben si combina alla profondità dei volti, arricchite da uno sguardo partecipe rivolto dall'artista alle vicende umane ed ai paesaggi del Comelico.
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