Ideal, no ai contratti di solidarietà si va verso la cassa integrazione
QUERO. C’è la cassa integrazione straordinaria nel futuro dei 45 lavoratori che l’Ideal ha inserito nella lista degli esuberi e per i quali ha già avviato la procedura di mobilità. Tra il licenziamento senza ammortizzatori e la soluzione ideale dei contratti di solidarietà, per la quale i sindacati si sono battuti fino a ieri, si sceglierà dunque il male minore. La firma su un accordo che a questo punto appare scontato e inevitabile arriverà venerdì mattina in Provincia, nell’ultimo incontro di una vertenza aspra e che lascia l’amaro in bocca a chi l’ha condotta. Come Denis Casanova, della Filctem-Cgil, che ieri ha dovuto prendere atto dell’ennesimo granitico no pronunciato dagli azionisti dell’Ideal. «A questo punto andiamo verso la cassa integrazione», ha dovuto ammettere la sindacalista. «Non è la soluzione migliore, non è quello che volevamo, ma cerchiamo di limitare i danni». L’accordo, sofferto, arriverà non a caso venerdì, giorno 10, ossia nell’ultima data utile prima dell’esecutività irreversibile della procedura di mobilità. Quindi in extremis.
L’azienda - che da 35 anni produce componentistica per l’occhialeria - ha riflettuto per qualche giorno sull’offerta fatta dall’assessore regionale al lavoro Elena Donazzan una settimana fa. E ha deciso di sfruttare l’opportunità di un finanziamento per la formazione dei lavoratori in esubero. «Ma questo processo formativo deve integrarsi con la cassa integrazione e non con i contratti di solidarietà richiesti dai sindacati», ha precisato ieri l’avvocato Marco Lanzani, per conto della proprietà. «L’azienda ha bisogno di portare avanti il suo piano di ristrutturazione per rafforzarsi e migliorare la sua efficienza e la sua competitività. I contratti di solidarietà, che prevederebbero una rotazione dei lavoratori, non consentono di raggiungere l’obiettivo e mal si conciliano con le esigenze tecnico-produttive dello stabilimento. Con la cassa integrazione, invece, si mantiene ferma l’operatività del nuovo modello produttivo e c’è la speranza di recuperare in corsa una parte del personale, una volta che si sarà formato. In questo senso abbiamo ritenuto utile accettare la proposta della Regione».
Margini per un diverso finale, a questo punto, non ce ne sono e anche un colpo di scena dell’ultima ora sembra difficile da ipotizzare. Sui contratti di solidarietà l’azienda è sempre stata categorica, fin dalle prime battute della trattativa sindacale. Il nuovo assetto produttivo dello stabilimento di Quero prevede un centinaio di lavoratori, non di più, per cui 45 sono di troppo, almeno adesso. Eppure, anche alla luce dei ritmi produttivi degli ultimi tempi, ai sindacati resta l’impressione che il taglio si potesse evitare o quantomeno contenere. Per il Basso Feltrino sarà un colpo pesantissimo.(cric)
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