Ideal, produzione in calo: i lavoratori sono preoccupati
TRICHIANA. Clima teso e preoccupato ieri nello stabilimento dell’Ideal Standard di Trichiana dove si sono svolte le assemblee sindacali per spiegare il contenuto dell’incontro tenutosi una settimana fa al ministero dello Sviluppo economico.
Tre i problemi che sono stati rilevati: «Da un lato il calo delle vendite dei piatti-doccia in ceramica», precisa Gianni Segat a nome della rappresentanza sindacale unitaria, «dall’altro il fatto che ci sia stato un aumento dei pezzi prodotti negli stabilimenti cinesi del gruppo, che vendiamo sul mercato italiano. E da ultimo siamo preoccupati che tutto questo possa portare ad una revisione dell’accordo siglato un anno e mezzo fa, che poneva alcuni paletti per i prossimi cinque anni e che vedeva un impegno dell’azienda sia negli investimenti, sia nella produzione».
«Non dimentichiamo», prosegue l’rsu, «che questo accordo comporta un sacrificio anche da parte dei lavoratori che hanno rinunciato a parte del loro stipendio per venire incontro alla proprietà che si trovava in un momento di crisi. Per cui pretendiamo che da qui ai prossimi tre anni e mezzo non si parli di niente di diverso rispetto a quanto riportato in quell’accordo».
«La preoccupazione c’è ed è la stessa che avevamo espresso come segretari provinciali anche al tavolo ministeriale la settimana scorsa», precisa anche Denise Casanova, segretaria della Filctem Cgil, ricordando come quel vertice non era stato richiesto dalle parti sociali, né dall’azienda. Bensì dal ministero stesso.
«In quella sede, infatti, è stato ribadito che il futuro di questa società sta molto a cuore al governo che sull’Ideal Standard ha investito molte risorse oltre che tempo e quindi l’intenzione è di monitorare costantemente l’andamento della società».
E visto che alcuni punti sono rimasti aperti, il ministero ha fissato già il nuovo vertice che si svolgerà dopo la metà di febbraio, quando l’azienda avrà preparato il nuovo piano industriale sulla base delle nuove previsioni di mercato e di produzione.
Nel frattempo, però, «noi dobbiamo tenere gli occhi ben aperti», concludono le rsu.
Paola Dall’Anese
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