Ideal, salvagente dalla Regione

C’è uno spiraglio per i 45 dipendenti in esubero, l’azienda si prende qualche giorno per rispondere

VENEZIA. Non finiranno in mobilità i 45 dipendenti che l’Ideal ha messo nella lista degli esuberi e che dal prossimo 10 maggio rischiavano di trovarsi senza lavoro e senza ammortizzatori sociali. Al terzo round, disputato ieri a Venezia, palazzo Balbi, sede della giunta regionale, i sindacati e l’azienda hanno fatto un significativo passo in avanti verso l’accordo. E il merito è della Regione che ha messo sul tavolo la disponibilità a intervenire economicamente, finanziando un’operazione di salvataggio che però deve essere ancora definita e rifinita perché sia infine compatibile con il piano di ristrutturazione al quale l’Ideal non può e non vuole rinunciare.

In laguna sono scesi in cinquanta tra dipendenti, sindacalisti e sindaci del Basso Feltrino, per seguire da vicino l’evoluzione di una trattativa difficile e che aveva già vissuto due round senza esito in Provincia. Per le due ore e mezza dell’incontro hanno dato vita ad un sit-in in campo San Tomà, con i cartelli e le bandiere che ormai accompagnano ogni fase di questa vertenza. Dentro il palazzo, l’assessore regionale alle politiche del lavoro Elena Donazzan - affiancata dai consiglieri regionali bellunesi Dario Bond (Pdl) e Sergio Reolon (Pd) - ha tenuto le fila della trattativa, lasciando che le parti mettessero sul tavolo le loro offerte. Quella dell’azienda, decisa a tagliare, era nota: 45 dipendenti sono considerati di troppo per il piano di ristrutturazione che serve per mantenere competitività e rafforzare lo stabilimento di Quero che da 35 anni produce componentistica per l’occhialeria. L’Ideal partiva da una richiesta di mobilità, ma anche da una disponibilità - già dichiarata - a ricorrere alla cassa integrazione straordinaria. Ai contratti di solidarietà puntavano invece i sindacati, decisi ad uscire da questo passaggio senza sacrificare neppure uno dei 150 posti di lavoro dello stabilimento. La Donazzan ha quindi calato il suo jolly, offrendo la disponibilità della Regione a finanziare la formazione prevista dal piano di riorganizzazione aziendale in cambio del ritiro della procedura di mobilità (ormai avviata ed esecutiva dal 10 maggio) e dell’applicazione del contratto di solidarietà per tutti i lavoratori. «In questo modo», ha poi detto l’assessore, «si otterrebbe un minore impatto finanziario per l’azienda e la possibilità per i dipendenti di formarsi». I sindacati hanno accolto la proposta, l’azienda invece ha chiesto tempo per rifletterci. «È un passo avanti», ha poi detto alla fine della riunione l’avvocato Marco Lanzani, portavoce per gli azionisti. «È stata riconosciuta l’esigenza dell’azienda, che deve ristrutturarsi per affrontare una congiuntura difficile e per recuperare efficienza. L’intervento della Regione in questo senso può essere utile. L’opportunità di fare formazione è preziosa e sarebbe stupido rinunciarvi, ma dobbiamo capire come si può conciliare questo strumento con le strategie aziendali e quale può essere il modello migliore. Ci siamo presi un paio di giorni per decidere». Di spiragli per una soluzione positiva della vertenza parlano anche i sindacati: «L’incontro è stato proficuo», dichiara Denis Casanova della Ficltem-Cgil. «La proposta della Regione è buona e offre la possibilità di salvare i posti, che poi era e resta il nostro obiettivo. Ora aspettiamo la decisione dell’azienda». Soddisfatto, ma ancora cauto nel commento, anche il consigliere regionale Dario Bond: «Si sono aperti spiragli di dialogo e questo è già un risultato positivo rispetto al muro contro muro di queste settimane. «Non è il caso di usare toni trionfalistici anche per non alimentare illusioni, ma lo stallo è stato sbloccato e questo significa che quando il territorio è compatto si può incidere. Del resto il Basso Feltrino non può permettersi un colpo così duro».(cric)

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