Ideal Standard, l’azienda annuncia i tagli

Salta la fabbrica di Orcenico a favore di Trichiana e Roccasecca. I sindacati insorgono: oggi assemblee e lunedì sciopero
Di Paola Dall’anese
Trichiana; 2 luglio 2009. sciopero alla ceramica dolomite per la chiusura dell'aziendaI lavoratori protestano davanti allo stabilimento di Trichiana dell'Ideal Standard e sopra il presidio in piazza a Belluno
Trichiana; 2 luglio 2009. sciopero alla ceramica dolomite per la chiusura dell'aziendaI lavoratori protestano davanti allo stabilimento di Trichiana dell'Ideal Standard e sopra il presidio in piazza a Belluno

TRICHIANA. Chiusura dello stabilimento di Orcenico (Pn) dal primo gennaio 2014 con perdita di 416 posti di lavoro e passaggio delle attività di bathing&wellness e della linea fast a Trichiana, mantenendo così la fabbrica bellunese e quella di Frosinone (Roccasecca) che tornerebbero a tempo pieno. Queste le proposte avanzate ieri al tavolo del ministero dello Sviluppo economico dal gruppo Ideal Standard per superare la crisi del settore che prevede per i prossimi 4 anni la produzione di 1.2 milioni di pezzi all’anno (contro una capacità di almeno 2 milioni e i 7 milioni di alcuni anni fa). Le proposte hanno fatto saltare l’incontro, spingendo i sindacati ad organizzare una serie di scioperi (13 giornate complessive in tutto il gruppo). E intanto oggi a Trichiana è indetta l’assemblea coi lavoratori che sciopereranno il 22 luglio.

Le proposte dell’azienda. Sei gli scenari che i vertici dell’ex Ceramica hanno presentato a Roma per gli stabilimenti italiani. Si va dal trasferimento di volumi di produzione in Italia da alcune fabbriche estere al ridimensionamento delle tre unità produttive (con taglio di 350 posti complessivi), dall’uso di ammortizzatori sociali al lavoro part time per tutti i dipendenti del gruppo, dalla riduzione della sovraccapacità produttiva tramite la chiusura di uno stabilimento alla cessione di una fabbrica a un imprenditore mantenendo però tutti i posti di lavoro. Ma nessuno dei primi quattro scenari si è dimostrato capace di assicurare un equilibrio tra i volumi in calo e i costi di produzione e dopo aver analizzato le performance di tutti i siti produttivi italiani, la società straniera ha deciso di sacrificare Orcenico (per i costi maggiori e la sua sovraccapacità di 800mila pezzi all’anno) insieme ai suoi 416 dipendenti spostando le lavorazione a Trichiana che sarebbe così garantita e potenziata.

Le reazioni dei sindacati. La notizia, però, è giunta prima ai lavoratori che alle parti al tavolo, facendo di fatto saltare il vertice. E i sindacati hanno subito chiesto ai loro rappresentanti territoriali di dar vita ad azioni immediate di protesta. Sullo sfondo il timore che questo piano sia solo l’inizio di uno smantellamento della produzione in Italia, e che quanto potrebbe accadere a Orcenico presto o tardi riguarderà anche gli altri due siti. «Abbiamo indetto 13 giornate di sciopero contro la decisione di chiusura dello stabilimento pordenonese. Le prime si svolgeranno domani e interesseranno Milano e Brescia con presidio a Brescia, lunedì toccherà a Trichiana con presidio sempre a Brescia e il 23 luglio sciopera Roccasecca con presidio in loco», precisa Igor Bonatesta della Uiltec nazionale.

«Non è possibile che l’azienda esautori così il ruolo del tavolo ministeriale, annunciando prima ai lavoratori che al Mise l’intenzione di chiudere uno stabilimento. Una scelta, quella della chiusura, che non possiamo condividere e per cui siamo pronti a scioperare», tuona Giuseppe Colferai della Filctem Cgil di Belluno. «Quello che vogliamo capire è cosa intende fare l’azienda. Se finora con questi volumi ridotti il sistema ha funzionato è perché stiamo lavorando in regime di solidarietà che scadrà il 31 dicembre prossimo. Vogliamo che l’azienda riconsideri le sue scelte e proponga qualcosa di diverso. Come stabilimento di Trichiana non possiamo fare i salti di gioia nel sapere che la nostra salvezza avviene a scapito di altri 416 colleghi. Servono altre soluzioni per mantenere tutti».

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