Il 4% dei bellunesi ha il Covid: i più colpiti sono i bambini

L’allarme del primario Risdonne: «Contagi cinque volte superiori alla prima ondata». Il primario della Pediatria di Belluno: «In aumento gli accessi al Pronto soccorso»
Paola Dall’anese

BELLUNO. Il 4% della popolazione bellunese ha il Covid. Lo dicono i dati dei contagi diramati ieri dall’Ulss 1 Dolomiti. E tra i più colpiti ci sono proprio i bambini e i ragazzi.

«I bambini positivi al Covid oggi sono cinque volte numericamente superiori a quelli della prima ondata», dice il referente dei pediatri di libera scelta bellunese, Giampaolo Risdonne. «E questo ci impegna davvero molto perché dobbiamo far fronte alla difficoltà sia nella valutazione dei casi, alle operazioni di tracciamento e alla gestione dei tamponi di entrata e uscita dall’isolamento e a tutta la parte burocratica che ne consegue. Il lavoro è davvero molto. Oggi se un bimbo ha un po’ di febbre, o qualche sintomo simil influenzale è sicuramente Covid. Per questo chiediamo ai genitori di segnalare subito la cosa al pediatra così da poter inviare il bimbo direttamente ai centri tamponi per verificare la realtà dei fatti. Se una volta anche come pediatri dicevamo di attendere qualche giorno dall’insorgenza dei sintomi simil influenzali prima di chiamarci, oggi il consiglio è di avvisarci subito e di tenere subito a casa il bambino onde evitare che il virus si diffonda». Inoltre Risdonne invita le famiglie a vaccinare i bambini dai 5 agli 11 anni: «abbiamo visto che meno del 10% dei soggetti vaccinati ha avuto dei leggeri effetti collaterali come cefalea, astenia e febbriciattola risolte in 24 ore».

E che i casi di Covid tra i bambini stiano aumentando lo evidenzia anche il primario della Pediatria dell’ospedale di Belluno, Stefano Marzini che ieri ha evidenziato qualche numero relativamente all’attività non solo del reparto di Pediatria del San Martino, ma anche del Santa Maria del Prato.

«In media ogni giorno accedono al Pronto soccorso di Belluno e Feltre quattro bambini affetti dal Covid. Un numero che è decisamente aumentato rispetto alle precedenti ondate. Si tratta di pazienti di età inferiore ai 10 anni, i cui genitori vogliono avere anche delle rassicurazioni dai medici in merito alle condizioni dei loro figli. Inoltre in questi mesi», prosegue Marzini, «abbiamo trattato anche 20 casi di piccoli tra i 5 e 10 anni che avevano problemi causati dal Coronavirus e questi li abbiamo posti per qualche tempo in osservazione breve e intensiva. Si tratta di bimbi che gestiscono male questo tipo di virosi. Alcuni di loro ad esempio non riuscivano più a idratarsi via bocca e pertanto li abbiamo dovuti sottoporre a flebo per un paio di giorni».

Tre i ricoveri finora eseguiti e di questi due hanno riguardato bimbi affetti da miocarditi, cioè infiammazioni cardiache, causate proprio dal virus. Si tratta della sindrome infiammatoria multisistemica, nota come MIS-C. «Casi che però si sono risolti nel giro di qualche giorno», tranquillizza Marzini. Il quale poi evidenzia come nei reparti di Pediatria si inizino a vedere problemi legati al cosiddetto long Covid. «Sono ragazzi dai 12 ai 16 anni, adolescenti che, a distanza di tempo dalla negativizzazione dal Coronavirus, presentano cefalee, mani fredde, dolori articolari». Un discorso che il primario evidenzia proprio per far comprendere che «anche nei bambini il Covid può avere degli effetti che continuano, terminata la positività, per 2-4 settimane».

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