Il bilancio del Soccorso alpino bellunese: escursionisti più prudenti ma aumentano i decessi
BELLUNO. In calo il numero degli interventi complessivi, passati dai 925 del 2016 agli 846 dello scorso anno. Ma c’è un dato preoccupante, quello dei decessi: 62 in totale nel 2017, con un incremento del 14,81%. Si segnalano anche alcuni casi di suicidio, in aumento rispetto al 2016.
È tempo di bilanci per il Soccorso alpino e speleologico del Veneto, che ieri mattina, nella sede della Provincia di Verona, ha presentato i dati relativi all’attività 2017 e le linee programmatiche 2018. Lo scorso anno il Cnsas Veneto, in sinergia con le centrali operative regionali del Suem 118 (Pieve di Cadore, Padova, Treviso, Verona e Vicenza), ha realizzato 846 interventi, in diminuzione di circa l’8,5% rispetto al 2016. Sul totale, 642 operazioni (di cui 620 di soccorso sanitario e 15 di protezione civile) hanno riguardato la II zona delegazione Dolomiti bellunesi, che ha visto impegnati 2.871 volontari. «Nonostante la diminuzione del numero totale di interventi, le “giornate uomo” hanno registrato un aumento sul 2016, che a livello veneto è stato dell’11,01% (da 2.752 a 3.055, 1.998 solo in territorio bellunese, ndr)», spiegano i presidenti del Soccorso alpino del Veneto e di quello bellunese, Rodolfo Selenati e Alex Barattin, che hanno partecipato alla conferenza a Verona insieme, tra gli altri, a Giovanni Cipolotti, direttore del Suem 118 di Pieve. «Un aumento dovuto al fatto che si sono dovute affrontare situazioni particolari e complesse, come ricerche che si sono protratte anche per 5-6 giorni».
Ricerche che lo scorso anno sono state in tutto 56, contro le 83 del 2016, e che purtroppo, in alcuni casi, non si sono concluse con esito positivo: 3 i dispersi nel 2017, di cui uno in provincia di Belluno. «Da segnalare il numero di persone decedute, 62 in tutto (38 nel Bellunese, ndr), dato in forte aumento, di 8 unità sul 2016», prosegue Selenati. Gli ambiti più coinvolti sono escursionismo, alpinismo e attività lavorativa eseguita in ambiente ostile e impervio. «In crescita, purtroppo, anche i casi di suicidio, aumentati di circa il 12-15% rispetto al 2016», aggiunge Selenati. «Un dato che indica una crisi dal punto di vista sociale».
Tornando al numero di interventi, a incidere sulla contrazione anche le condizioni meteo registrate nel 2017, non sempre idonee alla frequentazione della montagna. Calato pure il numero delle persone soccorse: 850, con una diminuzione del 15,5% rispetto al 2016. Sul totale, 346 le persone tratte in salvo illese, nel complesso il 10,8% in meno rispetto agli anni precedenti; 439 quelle ferite, pari a un –21,8% sul 2016, dato in controtendenza rispetto a qualche tempo fa. Da segnalare, inoltre, un vistoso calo degli incidenti in pista: 81 interventi nel 2017.
«Sul dato relativo alla diminuzione dei soccorsi possiamo azzardare che ci sia una maggiore consapevolezza da parte dei frequentatori della montagna», commenta Selenati. «Resta però il fatto che il 13,7% dei soggetti sono stati soccorsi per malori e sfinimenti. Perdita dell’orientamento e incapacità hanno contribuito con il 20,7% dei casi, in aumento rispetto al 2016 di circa il 4,8%». Sul fronte attività, spicca l’escursionismo (48,1%, in crescita del 20,8%), seguito da piste da sci (13,8%) e alpinismo (4,5%), entrambi in calo. In aumento corposo, invece, gli incidenti in ferrata, dal 3,5% del 2016 al 5,7% del 2017. L’attività di ricerca funghi passa dal 2,5% all’1,9%, mentre sono cresciuti gli incidenti con il parapendio: dai 25 casi nel 2016 ai 38 nel 2017. Quelli durante le attività lavorative, che riguardano soprattutto la raccolta di legna, sono passati dal 2,4% all’1,9%. «Gli interventi effettuati con l’elicottero, che diminuisce i rischi, sono aumentati del 3,88%: 402 in tutto, di cui 324 nella zona Dolomiti bellunesi», conclude Barattin. «Il lavoro dei volontari è stato comunque notevole impegnativo e ha permesso di portare soccorso a ben 571 persone via terra».
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