Il birrificio di Quero compie quattro anni e si estende a Busche
QUERO VAS. Tutto è cominciato in uno scantinato, con un tino di fermentazione, un fornello a gas e un sacco di malto e di luppolo da mescolare. Oggi lo scantinato è decisamente più grande e al posto di un tino in plastica, una confezione di luppolo e un barattolo di malto ci sono fermentatori che sfiorano il soffitto, scatoloni zeppi di ingredienti e pile di bottiglie e fusti pronti per essere riempiti. E presto nascerà anche l'Osteria della Birra, la nuova avventura imprenditoriale dei due queresi che sarà inaugurata entro la fine del mese in via Nazionale, sopra Terenziani a Busche. Il microbirrificio di Quero è un avventura cominciata per passione, come tante altre: quella per la birra di Emil Bagatella, titolare d'impresa, e di Adriano Mondin, suo collaboratore, che amici da tanti anni si sono ritrovati uniti anche nella voglia di sperimentare gusti nuovi e nel bisogno di fare un lavoro non solo per mantenersi, ma anche per tornare a casa portandosi via qualche gratificazione in più.
Tutto è partito da Bagatella, che quattro anni fa ha fondato il Birrificio in uno stanzone al piano terra di un complesso in via Feltre. «Tutto veniva fatto in un'unica stanza, dalla cotta alla fermentazione all'imbottigliamento, fino all'etichettatura», racconta il giovane titolare, oggi 38enne, «da un anno mi aiuta anche Adriano, con il quale sono riuscito ad ampliare l'attività. Oggi produciamo 10 ettolitri di birra al giorno, più di 500 solo l'anno scorso, e abbiamo otto tipi di birre diverse. Facciamo una bionda, una rossa, una bianca, una birra al miele, una al cioccolato, una Apa, una weisse dunkel e una Summer ale. Tra poco ci sarà anche la birra di Natale che ogni anno cambia sapore: quest'anno sarà scura e da 9 gradi».
Ma come in tanti altri casi, anche in quello dell'autoproduzione della birra la passione non sempre ripaga: «Il fenomeno è esploso in Italia più di 15 anni fa, noi siamo quelli della terza generazione», afferma Mondin. «di quelli che non lo fanno più per soldi ma solo per passione, che sanno di dover lavorare dalle 6 alle 10 ore per fare una birra e che devono trovare la formula vincente tra tutte quelle che hanno presa sul mercato. Sono più di 500 i microbirrifici censiti in Italia. In provincia siamo un paio, perciò la concorrenza non si sente.
Noi ad esempio siamo premiati dal fatto che lavoriamo tanto sul territorio, in un periodo come questo in cui i prodotti locali sono sempre più valorizzati, anche se la sola cosa che usiamo del posto è l'acqua di Schievenin». Ma non è deve preoccupare, dato che in Italia la coltivazione del luppolo è poco diffusa, mentre in provincia quella dell'orzo è quasi esclusivamente riservata alla produzione di birra Dolomiti, a seguito dell'accordo stipulato tra la cooperativa la Fiorita e il marchio Birra Castello. (f.v.)
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