Il Cai dà in gestione il rifugio Crepaz

La presidenza nazionale cerca un privato che lo ristrutturi ad albergo. Carrer: «Scelta ineluttabile visti i costi dell’apertura»
LIVINALLONGO. Lo storico rifugio Crepaz del Club alpino italiano al Passo Pordoi sarà dato in concessione.


La presidenza nazionale del Cai sta preparando un bando di gara che prevede di cedere la struttura al miglior offerente che si renderà disponibile a ristrutturarla in albergo e a gestirla.


Il Crepaz è sostanzialmente un rifugio alpino. Ha la disponibilità di una quarantina di posti letto. A suo tempo era provvisto anche di una ristorazione interna; più recentemente la cucina è stata affidata al vicino albergo Savoia. Migliaia di iscritti al Cai lo conoscono come sede di congressi e corsi scientifici, dedicati in particolare alla medicina in montagna e alla preparazione professionale delle guide alpine.


«La cessione del Crepaz – sottolinea Francesco Carrer, presidente regionale del Cai – è motivo di dispiacere per molti di noi, ma era una scelta ineluttabile rispetto ai costi dell’apertura dell’ambiente. Costi che esigerebbero presenze più numerose di quelle che negli ultimi anni possiamo registrare».


L’attività del centro di formazione per la montagna Bruno Crepaz si concluderà a fine anno, ma non è escluso che il servizio ritorni attivo anche nel 2018, dal momento che il bando di gara per la concessione non è facile da perfezionare.


Il Crepaz, infatti, è attraversato dal confine tra i comuni di Livinallongo e Canazei, quindi tra le Province di Belluno e Trento, in definitiva tra le Regioni del Veneto e Trentino Alto Adige.


La “frontiera” divide il bancone del bar e la sala da pranzo, nonché le camere. Da una parte il regime ordinario del Veneto, dall’altra quello speciale del Trentino.


Come combinare in un bando le due realtà fiscali e normative è piuttosto complicato. Canazei e Trento, fra l’altro, hanno confermato la possibilità di ampliamenti; difficile, invece, questa prospettiva per la parte bellunese.


Il rifugio conta anche su un centro congressuale, inaugurato nel 2002, dall’allora presidente del Veneto, Giancarlo Galan e dall’assessore regionale al turismo Floriano Pra. Il Cai veneto, che negli ultimi anni si è fatto carico della gestione del rifugio, si augura ora – come anticipa il presidente Carrer – che il bando preveda l’impegno da parte di chi assumerà la concessione a proseguire questa attività, con la garanzia, ovviamente, della partecipazione del Cai.


I passi dolomitici hanno riscoperto quest’estate trend nuovi, più interessanti di flusso turistico. Non è detto, però, che ci siano investitori pronti a scommettere su aperture che si quantificano in cinque mesi l’anno o poco più.


Rassicura il presidente Carrer: «Il Cai, per la verità, sta già registrando delle attenzioni d’interesse che ci sembrano rassicuranti».


Nel 2011 il Cai, in un incontro con la Regione e la Fondazione Dolomiti Unesco aveva proposto la ristrutturazione in una nuova Casa alpina, con la costruzione di un edificio nello stesso posto dell’attuale ma rivolto verso la sommità del passo Pordoi. L’obiettivo era di farne un modernissimo centro di convegni e seminari per la conoscenza e divulgazione della montagna.


Le attuali strutture del centro Crepaz (sala convegni, biblioteca, servizi ausiliari) sarebbero state utilizzate per la parte didattica, mentre per la parte logistica sarebbe stata utilizzata anche la nuova Casa alpina. Oltre ad alloggi e ristorante, il centro sarebbe stato dotato di sala fitness e di una parete di arrampicata indoor. Sarebbe stato inoltre attrezzato per ospitare alcune attività universitarie collegate alla medicina di alta quota (problematiche cardio-circolatorie nelle attività aerobiche) e di laboratorio permanente di ricerca per attività di medicina sportiva in generale.


Per il presidio Unesco il Crepaz doveva diventare un ufficio promozionale di raccolta e distribuzione dei materiali informativi delle varie aree dolomitiche. Alcuni locali sarebbero stati messi a disposizione del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico per attivare un presidio permanente di riferimento, per la formazione dei volontari dello stesso Soccorso alpino, ma anche per le organizzazioni di eli-soccorso del Suem di Pieve di Cadore, e dell’Aiut Alpin di Bolzano.


Era inoltre in programma la predisposizione di un centro di geo-monitoraggio, di un centro selezione attrezzatura alpinistica e di un centro formativo Artva. Mal Cai non sono arrivati i fondi che si aspettavano.


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