Il Cai di Feltre crea una nuova Alta Via: spettacolare trekking in quota

PEDAVENA
Grandi dislivelli, lunghe distanze, ambienti spettacolari e sentieri distanti dal turismo di massa per la riscoperta di una montagna che è rimasta immutata nel tempo. Sono le caratteristiche di una nuova Alta che sta prendendo vita nel cuore più libero delle Dolomiti.
L’Alta Via Dolomiti Bellunesi nasce dall’impulso di un gruppo di soci della sezione Cai di Feltre, una decina di giovani che quando hanno iniziato ad organizzarsi, nel 2016, erano tutti under 30.
Basandosi sulla Transparco, un tracciato delineato da Teddy Soppelsa nel 1994 quando il Parco nazionale era appena nato, i ragazzi hanno disegnato l’Alta Via Dolomiti Bellunesi, pensata per essere percorsa in sette giornate. Tappe e punti di appoggio sono liberamente programmabili.
Il progetto è stato presentato ieri sera nella sala Guarnieri di Pedavena, nel contesto del programma di celebrazioni per i 25 anni della fondazione del Parco delle Dolomiti. L’ente di tutela ha dato un contributo all’iniziativa, sviluppata dal Cai di Feltre in collaborazione con le altre sezioni della provincia (Agordo, Belluno, Longarone, Oderzo, Val Zoldo).
L’estate 2018 è stata passata in quota per la tracciatura Gps del percorso, l’apposizione di targhette segnaletiche e la raccolta di materiale foto e video per la promozione. Dalla stagione 2019 l’Alta Via Dolomiti Bellunesi sarà a pieno regime.
Si parte da Forno di Zoldo, punto più a nord del Parco delle Dolomiti per attraversare i gruppi del Prampèr-Mezzodì del Talvena e della Schiara. Il percorso aggira i selvaggi e quasi impenetrabili Monti del Sole, sale sui Piani Eterni e permette di ammirare le cime dolomitiche del Cimonega e poi, con una lunga traversata sulle Vette Feltrine porta a Feltre, la porta meridionale del Parco.
«Sono Dolomiti inaspettate per chi è abituato alla loro versione “patinata”», commenta il responsabile del progetto Marco Tonet, che parla dei «rifugi alpini, dove l’atmosfera e il contatto umano valgono più di tanti comfort e tecnologia». Luoghi «dove si può camminare a fianco di branchi di camosci, cervi e mufloni, ammirando più di 1700 specie botaniche tra cui alcune rarità a livello mondiale».
Hanno contributo anche tre grandi aziende del mondo outdoor che hanno apprezzato il progetto e deciso di supportarlo. Oltre al sostegno economico, Ferrino consegnerà dei kit bivacco (tenda, materassino e sacco piuma) offrendo un supporto diretto a quei rifugi che per l’esiguo numero di posti letto faticano a dare ospitalità a tutti gli escursionisti. Aku e Karpos forniranno inoltre abbigliamento e calzature ai gestori dei rifugi. —
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