Il carisma di Silvio Rui a Mel nel ristorante degli sportivi

MEL
Cinquantadue anni di albergo ristorante Al Moro, un luogo divenuto simbolo di tradizione e punto di riferimento per una clientela sempre più grande. Le sorelle Roberta e Luciana Rui portano avanti dal 1999 quanto costruito da papà Silvio e mamma Elena Bordignon dal 1967.
LA STORIA
La storia del ristorante è legata alla gioventù di Silvio ed Elena, caratterizzata dalla seconda Guerra Mondiale e dalla crisi economico-sociale a essa legata. Anni difficili quelli, trascorsi per buona parte all’estero, prevalentemente in Svizzera dove era più facile trovare lavoro nell’immediato dopoguerra. «In Sinistra Piave c’era la miseria e il futuro non era di certo roseo», sottolinea Roberta. «Ritornati in Italia nel 1959 dopo qualche anno papà Silvio e mamma Elena riuscirono a racimolare il denaro necessario per acquisire la trattoria Al Moro. Era il 1967 e allora nacque il legame tra questo edificio storico e la mia famiglia».
IL PERSONAGGIO
Il successo che il ristorante Al Moro gode da oltre 50 anni è strettamente legato alla figura di Silvio Rui. Un autentico primo attore dotato di carisma, simpatia e spiccata capacità gestionale. Al suo fianco c’è sempre stata la figura della moglie Elena, instancabile lavoratrice e autentica colonna del marito. Nel tempo i genitori introdussero nel contesto lavorativo le due figlie, Luciana e Roberta, attuali gestori del locale.
«La nostra infanzia è legata a questo ambiente dove siamo praticamente cresciute», racconta Roberta. «Nostro padre non ci ha mai trattato come le classiche figlie di papà, abbiamo dovuto far gavetta prima di iniziare a lavorare dietro il banco, partendo dalle pulizie. La cosa al tempo non ci piaceva, ma oggi non possiamo che ringraziarlo, perché ci ha permesso di formarci a 360 gradi. Il suo motto era che, prima di comandare, un lavoro bisognava saperlo fare. Stare a contatto continuo con la gente ci ha permesso di avere una grande apertura mentale». Per il suo impegno, Silvio Rui ricevette nel 1993 la croce di Cavaliere al merito della Repubblica.
LA PATRIA DEGLI SPORTIVI
Il ristorante è da sempre un punto di riferimento per gli sportivi, in particolari calciatori e ciclisti, sport che appassionano la famiglia Rui.
«Papà Silvio», racconta Roberta, «è sempre stato noto per le sue passioni sportive, in sella alla bici ha ottenuto importanti riconoscimenti nella categoria degli albergatori: è stato più volte campione triveneto, italiano, europeo e mondiale della corsa su strada. Inoltre vanta il record dell’ora, ottenuto nel 1988, e quello del mondo sui 100 km del 1991. In ambito calcistico, dal 1961 è stato presidente della prima squadra di Mel, la Zumellese, con cui ottenne grandi successi sportivi. Inoltre è stato vicepresidente del Belluno calcio femminile, lanciando Carolina Morace». In occasione delle Universiadi bellunesi del 1985, il Moro ospitò la rappresentativa della Cina. Ancora oggi tantissime squadre calcistiche frequentano ed apprezzano la cucina proposta da Luciana e Roberta, su tutte è doveroso citare il Belluno e l’Union Feltre.
I PERSONAGGI FAMOSI
In cinquant’anni sono tanti i personaggi illustri che hanno frequentato i locali Al Moro. Roberta ricorda con piacere la primavera del Milan guidata allora da Mauro Tassotti, che nei primi anni 2000 passò per Mel in occasione del ritiro estivo. Ma sono tante le celebrità transitate al ristorante, tra loro personaggi politici locali ma soprattutto tanti sportivi: Deborah Gelisio, Felice Gimondi, Francesco Moser, Gino Bartali, Giuseppe Saronni e Candido Cannavò, ai tempi direttore della Gazzetta dello Sport.
Non solo sport, la famiglia Rui è legata anche a un piacevole ricordo per Mel e la sua comunità, quando ancora non erano proprietari del ristorante: il rinfresco offerto nel 1961 in occasione dell’inaugurazione dell’asilo locale. Evento a cui partecipo l’allora vescovo di Vittorio Veneto Albino Luciani, in seguito eletto Papa Giovanni Paolo I.
LE SORELLE
Luciana e Roberta Rui prendono in mano l’attività di famiglia nel 1999, in seguito alla dolorosa scomparsa di Silvio.
«La morte di nostro padre ha lasciato un incredibile vuoto in tutti noi. Non è stato facile portare avanti quanto fatto da lui in quegli anni. Con il suo sorriso sapeva conquistare tutti, offrendo piatti legati alla tradizione come il famoso pollo con patate valdostane. Noi abbiamo cercato di proporre una cucina più ricercata, al passo con i tempi, più sofisticata forse, con un attenzione particolare alla ricerca delle materie prime, italiane e di stagione. Con tanti sacrifici, ma anche enormi soddisfazioni abbiamo portato avanti il nostro ristorante», racconta Roberta. —
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi