Il caso bellunese sul tavolo dell’Europa

Cason: «Hanno certificato che le nostre istanze sono fondate, c’è troppa disparità di trattamento con i territori vicini»
Di Alessia Forzin

BELLUNO. I bellunesi non si stanno inventando nulla. Vivono sul serio una situazione di disagio rispetto ai territori vicini. Lo ha certificato il Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa, un’istituzione internazionale alla quale si è rivolto il Bard per segnalare quello che sta succedendo nel Bellunese. Dopo l’approvazione della legge Delrio la disparità con Trento e Bolzano non ha fatto che aumentare, la Provincia è stata svuotata di risorse e cerca di gestire strade e scuole con i pochi spiccioli e il poco personale che le è rimasto. Il referendum del 4 dicembre ha detto chiaro che le Province non devono essere cancellate ma nulla, da allora, è cambiato.

Il Bard, in verità, si era mosso ben prima. L’intuizione di rivolgersi al Consiglio d’Europa era venuta a Paola Paganin, che un giorno ha scritto una mail per spiegare la situazione del territorio. «Il 22 novembre 2015, con Claudia Soppelsa, presentammo un primo report sulla provincia», ha raccontato ieri, qualche ora dopo l’incontro con la delegazione europea. «Il documento è stato studiato, analizzato, e il Congresso ha deciso di monitorare la situazione. Dopo il fallimento della riforma costituzionale ci hanno contattato per fare nuovamente il quadro della situazione».

È nato così l’incontro di ieri mattina. A Venezia Alessandra Buzzo, Diego Cason, Paola Paganin, Claudia Soppelsa e Ivan Minella, insieme alla presidente della Provincia Daniela Larese Filon, al consigliere provinciale e sindaco del capoluogo Jacopo Massaro e al presidente dell’Uncem Veneto Ennio Vigne, hanno incontrato una delegazione del Congresso. «Sono rimasti increduli per alcune situazioni che si verificano in Italia», hanno spiegato i membri del Bard. «Ci sono territori che hanno approvato referendum per passare in Trentino e non vengono ascoltati. E l’Italia ha ratificato la Carta delle autonomie locali, ma non la sta rispettando».

Questa Carta tutela le piccole comunità e gli enti locali, ma la direzione presa dal governo fa dire al Bard che l’Italia sta violando il documento. Ecco perché il Movimento si è rivolto al Consiglio d’Europa. Ricevendo appoggio: «Il Congresso dei poteri locali e regionali ha giudicato le nostre istanze forti e più che fondate, e le deduzioni ineccepibili», ha sintetizzato Diego Cason. È toccato a lui mettere sul tavolo i problemi del territorio. «Solo da noi si verifica un insieme di situazioni che sono presenti, ma separatamente, in molti altri territori. Siamo provincia interamente montana, confinante con uno Stato estero e con regioni a Statuto speciale, una provincia che ha al suo interno minoranze linguistiche. La nostra Provincia deve gestire i servizi con 60 milioni di euro,Trento e Bolzano lo fanno con 3,4 miliardi di euro ciascuno». Una sproporzione evidente, che ha colpito anche la delegazione europea. «È inaccettabile», ha concluso Cason.

La delegazione del Consiglio d’Europa era stata anche a Roma, ma un sottosegretario ha spiegato che non ci sono problemi e che la legge Delrio funziona.

Il Congresso si riunirà in seduta plenaria a ottobre: potrebbe essere anche approvato un documento da inviare al Consiglio dei Ministri del Consiglio d’Europa, «che potrà attivare un tavolo di confronto e di contrattazione con il Governo», ha concluso Claudia Soppelsa. «Il nostro obiettivo, cioè quello di sensibilizzare su questa tematica le istituzioni anche fuori dal nostro territorio, è stato quindi raggiunto».

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